Rt dimezzato in due settimane Ma gli ospedali sono ancora pieni

I quindici giorni che hanno invertito la curva dell’Umbria nel rapporto di Ministero e Iss. Raddoppiati tracciatori e personale per i tamponi. La valutazione di impatto resta "alta"

di Erika Pontini

L’indice di trasmissione del virus calcolato sugli ospedalizzati (Rt puntuale) dimezzato in quindici giorni: da 1,43 a 0,74. La percentuale di positivi sul totale dei tamponi (escludendo screening e re-testing) che scende di 10 punti percentuali, passando da 30,8% a 20,9%, le risorse umane per tamponi e tracciamenti quasi raddoppiate anche se i reparti (Terapie intensive e degenza Covid) restano zeppi di pazienti: il virus ha la coda lunga. Ci vuole un’ora a peggiorare, giorni a uscire dal tunnel e non tutti ci sono riusciti. Se d’ora in poi la curva del Covid continuerà a scendere – come sembra dai dati degli ultimi giorni – l’Umbria potrà tirare un sospiro di sollievo e organizzarsi, senza tirare i remi in barca, per quella che epidemiologi e virologi individuano nella Fase 3 a inizio anno con posti letto e soprattutto risorse umane: medici, infermieri e tracciatori , fondamentali per evitare il contagio.

Novembre nero

Novembre è stato il mese nero. Soprattutto sul fronte dei morti con 262 decessi (mortalità all’1,5%) su 389 complessivi dall’inizio della pandemia. E, ciònonostante, le Terapie intensive che purtroppo si liberano spesso a causa dei decessi, erano sull’orlo del collasso perché oltre ai Covid (58% di occupazione, le restanti dedicate ai pazienti ’bianchi’). Novembre è stato anche il mese delle ambulanze in attesa quattro ore davanti al pronto soccorso del Santa Maria della Misericordia di Perugia che non riusciva a smaltire la fila perché i reparti esplodevano, interrompendo la catena del ricovero. E’ stato il mese della rincorsa in extremis agli ospedali da campo (a Perugia quello dell’Esercito, a Terni della Croce rossa), dell’accordo con le Marche per utilizzare il Covid-hospital di Civitanova, degli interventi bloccati e spostati nelle Cliniche private.

Le misure restrittive

Da una parte il Governo che ha inserito l’Umbria in fascia gialla e poi arancione (dall’11 novembre) e, ancor prima le ordinanze della Governatrice Donatella Tesei che ha bloccato la didattica in presenza per le scuole medie, hanno consentito una minore circolazione pari al 35%, evitando che il virus continuasse a viaggiare alla velocità della luce tanto da far saltare il contact tracing e il tampone immediato, pure ai sintomatici. Lo hanno detto i numeri. Quando sfondato il muro degli ’attualmente’ 10mila positivi, erano appena altrettanti i contatti in quarantena e gli scienziati, anche umbri, chiedevano il lockdown immediato. Senza la discesa in campo dei medici di famiglia le Usca non ce la facevano a visitare i positivi a casa, il 118 caricava gli infetti per un viaggio della speranza dal quale molti non sono mai tornati. Verrebbe da dire che è stato un mese da dimenticare. E invece andrà ricordato.

I Report dell’Iss

I Report settimanali realizzati da Ministero della Salute- Istituto Superiore della Sanità per il "Monitoraggio della Fase 2" (ma realizzati sulla base dei dati forniti dalla regioni, non sempre puntuali) raccontano di un’inversione massiccia nelle ultime due settimane: tra il 28 e il 1622. E così confrontando i 21 parametri utilizzati dal Governo per stabilire il colore da assegnare si scopre che l’incidenza del virus per 100mila abitanti negli ultimi 15 giorni è passata da 847.79 mila a 718,63 mila che i nuovi casi in una settimana sono stati 2.571 invece che 3.870 e i focolai scesi da 54 a 16. Sale anche la capacità di monitoraggio. Nella settimana 2-8 novembre era scattata l’allerta proprio rispetto all’indagine epidemiologica. Adesso, invece la classificazione complessiva di rischio è passata da alta a moderata e la compatibilità dell’Rt ha fatto sì che lo scenario di trasmissione sia diventato 1, anzichè 3.

Il fronte degli ospedali

Certo, gli ospedali - vera cartina di tornasole della paura – non sono ancora fuori dall’emergenza. I reparti sono occupati sopra il 50% secondo l’Iss che però ha analizzato la settimana 1622. A ieri c’erano 416 ricoverati Covid di cui 64 in terapia intensiva con differenze anomale tra ospedali dedicati al virus (Spoleto con 34 degenti) e Foligno e Città di Castello a quota 41. Il piano di salvaguardia messo a punto dalla Regione prevede l’ampliamento delle Terapie intensive fino a 159. Ma con i nuovi positivi in picchiata e lo standard di ospedalizzazione pari al 5% dei contagi (e lo 0,7 in Intensiva) nelle prossime settimane non ci dovrebbe essere l’ondata pericolosa di novembre. E dal 3 dicembre l’Umbria potrebbe tornare gialla.