I benefici del cuneo fiscale Aumenti per 168mila umbri

Tanti sono i lavoratori dipendenti che nella nostra regione hanno un reddito inferiore a 20mila euro e che avranno dai 19 ai 28 euro in più al mese

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Più di 74mila umbri, lavoratori dipendenti, dal primo gennaio 2023 avranno in busta paga 19 euro in più rispetto a luglio, per altri 94mila il cuneo fiscale (che è la (la differenza tra lo stipendio lordo versato dal datore di lavoro e l’ammontare della busta paga netta che finisce nelle tasche del dipendente) si ridurrà dai 24 ai 33 euro che andranno a vantaggio dei dipendenti, mentre altri 116mila in busta paga si vedranno confermare fino a 32,85 euro mensili in più. Le stime, elaborate da La Nazione, sono basate sulle dichiarazioni dei redditi 2021 su 2020 relative alla nostra regione.

Accanto alla conferma dell’attuale sforbiciata del 2% per i lavoratori che hanno fino a 35mila euro di retribuzione lorda introdotta dal governo Draghi, è stato infatti aggiunto dalla manovra di bilancio del nuovo esecutivo di Giorgia Meloni, un taglio dell’1% per le sole retribuzioni fino a 20mila euro (168mila umbri): l’incremento rispetto al 2022 oscilla dunque da poco più di 6 euro (per le retribuzioni lorde di 10mila) a 11 euro (per quelle di 2Omila).

Nel dettaglio, in Umbria, coloro che percepiranno 231 euro in più in un anno, saranno 74.329 (reddito inferiore a 10mila euro). Invece i 93.856 che dichiarano tra 15 e 20mila euro nei dodici mesi, alla fine del 2023 si ritroveranno in busta paga fra i 3446 e i 395 euro in più. Per le fasce superiori gli "aumenti" saranno quelli che vengono già liquidati dallo scorso luglio in busta paga. Gli oltre 65mila residenti umbri che dichiarano tra 20 e 25mila euro, avranno un beneficio variabile tra 280 e 329 euro, mentre la fascia 26 e 29mila (21,672 dipendenti) si ritroverà fra i 30 e i 33 euro in più al mese. Infine la "forbice" tra 29 e 35mila euro (composta da quasi 29mila umbri), avrà una trenitna di euro al mese in più, quasi 400 all’anno.

Il taglio del cuneo fiscale previsto nella prima manovra dell’era Meloni si attesterà sui 5 miliardi. E sarà dunque tutto destinato ai lavoratori. È saltata infatti l’idea di dividere la dote per due terzi ai dipendenti, attraverso la riduzione deli oneri contributi e un terzo ai datori di lavoro con una diminuzione degli oneri fiscali. Resta invece confermato l’impianto attuale. Nonostante l’appello del presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, per un "taglio-choc" a partire dall’anno prossimo. Scettici anche i responsabili delle associazioni dei consumatori: "È un intervento insufficiente". I 5 miliardi necessari per finanziare il taglio del cuneo non saranno "in deficit" ma dovranno essere coperti con risparmi della spesa strutturali. L’obiettivo dell’esecutivo resta comunque quello di arrivare ad una riduzione del 5% entro la fine della legislatura. Attualmente le riduzioni introdotte dal governo Draghi l’aliquota contributiva a carico del lavoratore è stata tagliata dal 9,19% al 7,19%, e tale riduzione resta in vigore fino al 31 dicembre.