"Famiglie senza guida, ragazzi allo sbando"

Dopo la giovanissima pestata dalle bulle, parla il presidente del Tribunale dei minorenni: "I genitori pensano più a se stessi che ai figli"

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La violenza diventa un filmato di quasi tre minuti, in cui sentono i tonfi sordi dei calci, le bestemmie, gli insulti. Gli incitamenti anche, a darle "due schiaffi, daje se glieli devi da’". La ragazza che verrà poi pestata si scusa, ma alla coetanea che cerca vendetta non importa. Alla fine a colpirla saranno in diversi, anche quando la ragazza, una quindicina d’anni, cade a terra e viene trascinata per i capelli. Finché non interviene un ragazzo che la allontana di peso, prima di lasciarla sola, il volto affondato sulle gambe piegate. Violenza da bulle, raccontano le immagini di un video girato all’ingresso di un palazzo di Perugia, motivi futili , insulti tra ragazzine, questione di orgoglio ferito da lavare con la violenza.

"Quello che vediamo noi è una grande carenza di valori, di educazione, famiglie che non riescono a trasmettere regole - spiega il presidente del Tribunale per i minori di Perugia, Sergio Cutrona –. Il riferimento non è solo all’ultimo episodio, è una valutazione in generale sulle storie che passano per le nostre aule. E sono tante. Dietro alla stragrande maggioranza di queste, c’è un vuoto in famiglia, situazioni spesso difficili a cui i ragazzi rispondono con atteggiamenti violenti". "Si tratta di ragazzi che provengono da famiglie in cui manca una delle figure genitoriali - continua – , famiglie con genitori troppo concentrati su di loro, sulla loro nuova relazione o sul nuovo matrimonio. Genitori che, tra 45 e 55 anni, pensano alla loro realizzazione personale e non danno la giusta attenzione ai figli e ai valori sociali. E allora succede che gli adolescenti si trovano a vivere una sorta di autoeducazioni tra simili. E con quali valori? Quelli che intercettano dalla tv, dai social. Dove purtroppo gli esempi positivi scarseggiano. Manca una guida che dica cosa devono fare. Perché un adolescente tende a ribellarsi, è la sua natura, ma ha anche bisogno di qualcuno che gli indichi la strada. Un ragazzo affidato in prova ce lo ha detto: ‘Ho bisogno di qualcuno che mi dica che devo fare’". Di fronte alla carenza educativa "le reazioni possono essere o la depressione e quindi l’apatia, o la reazione che spesso e volentieri sfocia in azioni anche violente". Mancano gli esempi positivi, dice il magistrato, manca chi metta un freno, "solitamente impersonato nella figura maschile, per questo è fondamentale che anche i padri separati continuino a essere parte attiva della vita dei figli". Conseguenze di questi vuoti educativi, "perché anche la scuola che è più focalizzata sulla formazione in primo luogo, non riesce a colmare completamente il gap", sono i comportamenti violenti, frutto della noia, frutto di una sofferenza. "Atteggiamenti nel 90% dei casi attribuibili a ragazzi, ma negli ultimi tempi, sono sempre più frequenti comportamenti di questo genere compiuti da ragazze. Per le quali , vediamo come questo atteggiamento sia provocato dalla necessità di essere accettate dal gruppo, di mettersi in evidenza tra i pari, maschi e femmine". Cutrona ricorda il progetto del dipartimento di giustizia minorile "per la creazione di centri polifunzionali dove i ragazzi possono riunirsi ed essere guidati".

Luca Fiorucci