Dagli etruschi ai romani Quei gioielli fatti di gesso

Alla scoperta della Gipsoteca di palazzo Pontani (sede Dipartimento di Lettere). Ecco perché a Perugia ci sono i calchi di Laocoonte, Discobolo e Venere di Milo

Prosegue il viaggio de La Nazione tra i tesori dell’Università degli studi di Perugia. Oggi visitiamo la Gipsoteca di palazzo Pontani (sede del Dipartimento di Lettere in via dell’Aquilone) dove sono riprodotti alcuni tra i capolavori dell’arte etrusca, greca e romana, tra cui il gruppo del Laocoonte, il Discobolo e la Venere di Milo, tanto per citare le opere più popolari e citate nei libri di storia dell’arte. La struttura rientra nei circuiti museali dell’Università ed è dunque aperta al pubblico.

Ci accompagnano il delegato del rettore professor Roberto Rettori, il professore Stefano Brufani, direttore del dipartimento di Lettere e la professoressa Laura Teza, vice direttore del Centro di Ateneo Musei Scientifici (Cams). "La Gipsoteca – spiega il professor Brufani – è ora la sala di rappresentanza del Dipartimento di Lettere. Negli anni precedenti era stata usata anche come aula di lezione per gli studenti dell’indirizzo archeologico. Ora nell’ambito del Cams è stata risistemata come area museale. In futuro c’è anche l’aspettativa di farne un luogo di eventi per la città, in modo da renderla fruibile al grande pubblico".

Le origini della Gipsoteca

"La collezione di gessi dell’Università – spiega la professoressa Teza – si deve alla sensibilità artistica e all’ iniziativa dell’etruscologo Filippo Magi. Lo studioso, intorno agli anni ’60, la concepì per i suoi studenti come luogo in cui osservare alcune copie dei capolavori dell’arte statuaria greco-romana ed etrusca, sparsi nei musei di tutto il mondo.La rilevanza della Gipsoteca perugina è collegata anche alla favorevole contingenza storica che volle Magi direttore dei Musei Vaticani dal 1954, e contemporaneamente, a partire dal 1961, direttore del neonato Istituto di Archeologia nel capoluogo umbro. Questo permise a Magi – racconta ancora Teza – di commissionare per la Gipsoteca di Perugia, inaugurata nel 1970, calchi in gesso degli originali esposti ai Musei Vaticani, avvalendosi della perizia tecnica di alcuni dei più abili formatori contemporanei, fra i quali Giovanni Cappelletti e Carlo Mercatali, che si adoperarono con grande perizia".

"Attorno a un nucleo iniziale di poche unità, la raccolta si è arricchita nel corso dei vent’anni successivi, fino alle cospicue dimensioni attuali di 86 gessi. Un recente intervento di ristrutturazione delle sale storiche e di restauro delle statue, condotto dal Cams – ricorda ancora Teza – ha permesso il riallestimento di questo grande spazio espositivo, sottratto alla destinazione di aula didattica, ripensato per essere a disposizione del pubblico con eventi e iniziative culturali ad ampio raggio". Questa la storia della Gipsoteca, ora lasciamo parlare l’armonia che arriva dal passato... E anche se si tratta di copie, il messaggio rimane immutato: la bellezza salverà il mondo.

Silvia Angelici