Una via di mezzo fra Arisa e Loredana

Sanremo 2021

Sanremo 2021

Firenze, 7 marzo 2021 - Arisa canta "torno a casa e fa festa soltanto il mio cane". Peccato che questa ragazza sia così incompresa, perché la voce è potente e non sguaiata, forte senza essere assordante, sentita senza essere sofferta.

Cantare è una cosa; cantare e interpretare è un'altra, e non sempre il binomio esce azzeccato. Non a tutti. Bisogna avere qualità, doti naturali e una grande educazione musicale. Più una voce è particolare (e quella di Arisa lo è) e più va seguita, coccolata, scaldata, allenata.

Arisa sintetizza così anni di successi consolidati e meritati. E quest'anno fa un passo in più, a mio avviso, perché in questa canzone, nel timbro e nell'estensione, sintetizza il raggiungimento della sua maturità canora.

E' rimasta nel solco e lo ha percorso crescendo senza eccessi né novità. Ha cantato una bella canzone. Ha fatto quello che va fatto. Ma non sempre si vince così.

Prendo a esempio Arisa, anche se per caratteristiche quasi opposte mi appassiona molto la voce sensuale di Malika Ayane, del resto scoperta da una che di talenti se ne intende, cioè la signora Caterina Caselli che tirò fuori dal suo "caschetto d'oro" anche Elisa, Avion Travel. Negramaro...

Discorso analogo per Francesco Renga che - per inciso - ha un'estensione di voce capace di fargli raggiungere forse il La bemolle, una roba pazzesca. Detto da uno che suona blues, ma quello dove la voce si incatena fra il fumo e l'alcol, è tanta roba. E anche Ermal Meta rientra nel box di cui sopra, secondo me. Grandi voci e grandi interpretazioni.

Insomma, quella di Arisa è una canzone adatta a un Festival "classic style", certo. E infatti non concordo assolutamente con chi sostiene che Sanremo adesso debba essere a tutti i costi innovazione, stravolgimento, ricerca, sperimentazione. Non è obbligatorio che sia così. Perché dovrebbe esserlo? Per l'audience della Rai? Ma per piacere! Ci sono mille altre ribalte e mille altre occasioni per offrire canzoni differenti.

Ma si dice che la musica cambia, ed è ovvio che sia così. Per fortuna che cambia, altrimenti suoneremmo ancora i madrigali del '500 con la cetra. E vorrei anche vedere che la musica non cambiasse! Dopo il blues nacque il rock'n'roll, due generi che avevano la stessa madre: una costruzione semplice in dodici battute.

Se non fosse esistito Chuck Berry non avremmo avuto la musica di oggi. Poi si può fare ricerca, si può fare spettacolo più che musica. Ma questa allora è un'altra cosa. La bella musica, le belle canzoni, piacciono sempre se rientrano in una sonorità e in uno schema consolidato e riconosciuto.

L'orecchio è un giudice spietato, ricordatelo. L'evoluzione deve essere naturale, non cercata a tutti i costi per far prevalere l'immagine sul suono. Il blues ha e deve avere accordi di settima maggiore, altrimenti cambia e diventa rock'n'roll. Ma se sono eseguiti bene, i brani di questi due generi restano immortali.

E lo stesso discorso vale anche per la musica leggera e pop italiana. Altrimenti, care amiche e cari amici, non avremmo avuto mezza Italia incollata davanti alla Signora che non è una Signora ma che è più Signora di tutte: Loredana Bertè.