In viaggio tra Debussy e Proust

Le ultime pagine del compositore insieme ai passi della "Recherche" recitati da Luigi Lo Cascio

Gli esecutori insieme a Luigi Lo Cascio

Gli esecutori insieme a Luigi Lo Cascio

Firenze, 11 novembre 2018 - Da una parte le pagine della Recherche di Marcel Proust. Dall'altra le musiche da camera di Claude Debussy, le sue ultime tre sonate “per la fine dei tempi”. La cultura francese del primo Novecento attraverso due figure fondamentali della stessa è stata al centro di “Ovunque, fuori dal mondo” progetto per il centenario della morte di Debussy curato da Alberto Batisti, Matteo Fossi e Mario Ancillotti in collaborazione con la Sagra musicale umbra e avvalendosi del contributo di Michela Landi, docente di Letteratura francese dell’Università di Firenze, per la scelta e traduzione dei passi della Recherche. L'appuntamento alla Sala Vanni era inserito all'interno della stagione di Suoni Riflessi. La voce recitante per i testi (tra cui anche uno del compositore) è stata affidata all'attore Luigi Lo Cascio, mentre Ekaterina Valiulina (violino), Erica Piccotti (violoncello), Alessia Luise (arpa), Yuval Gotlibovich (viola), Mario Ancillotti (flauto) e Matteo Fossi (pianoforte) hanno eseguito i brani. 

Lo schema dello spettacolo prevedeva la lettura di un testo alternato dall'esecuzione di una sonata: nell'ordine quella per violoncello e pianoforte, la Sonata per flauto, viola e arpa e infine l'ultima per violino e pianoforte. Un progetto che ha mostrato di funzionare nel dialogo tra le due figure e tra i due linguaggi, facendo calare lo spettatore nel tormento personale di Debussy e Proust evidenziato nelle loro creazioni. Lo Cascio ha reso con grande vitalità le parole di Proust e Debussy. A loro volta i musicisti hanno dato il meglio nel ricreare lo spirito dell'ultimo Debussy, consapevole della malattia e quindi lanciato in visioni sonore più ampie nell'ambito di una forma tradizionale. Basti sottolineare aspetti come un organico inconsueto (flauto, viola e arpa) e cellule tematiche che precorrono l'atmosfera di autori jazz del secondo Novecento.

Finale con sorpresa e di grande effetto, perché Lo Cascio ha letto una pagina del diario di Paul Hindemith (nel periodo in cui era al fronte e al tempo stesso componente di un quartetto d'archi) seguita dall'ultimo brano lasciato di Debussy, un frammento per pianoforte dedicato al carbonaio che gli aveva permesso di riscaldare un po' la casa. Progetto eccellente che ha trovato interpreti adeguati con un successo conseguente e quasi scontato.