Pratese il medico della Nazionale azzurra della pista in trionfo a Berlino

Il dottor Francesco Panzera ha dato preziosi consigli a Filippo Ganna, che ha vinto il quarto titolo mondiale

Il medico pratese dottor Francesco Panzera

Il medico pratese dottor Francesco Panzera

Prato, 2 marzo 2020 - Non è nuovo alle vittorie ed ai trionfi degli azzurri di ciclismo, ma in occasione del quarto titolo mondiale nell’inseguimento conquistato tre giorni fa da Filippo Ganna sulla pista di Berlino, si è davvero emozionato come forse non gli era mai capitato in precedenza. Il dottor Francesco Panzera, pratese, specialista in medicina dello sport, era il medico della Nazionale Italiana di ciclismo anche in questa trionfale trasferta. Presidente del Centro Giovanile di Formazione Sportiva di Prato, 62 anni, il dott. Panzera ha superato ormai le trenta trasferte tra Coppe del Mondo e Mondiali.

“Ho tanti ricordi in questo sport, come medico anche delle rappresentative regionali della Toscana al Giro della Lunigiana juniores, ed anche dal ciclismo giovanile ho avuto tante soddisfazioni”.

Dottore ma il suo ruolo non è solo quelle di medico. “E’ vero, anche se il mio compito è quello di sorvegliare soprattutto sulla salute dei corridori. Mi piace pensare di avere anche un altro ruolo, quello di saper stringere una mano e dare conforto a ragazzi e ragazze quando hanno bisogno di un adulto che non sia il loro allenatore, magari in un momento difficile”.

Un legame consolidato in tanti anni di attività. "Sono molto legato a questi ragazzi, alcuni li ho visti crescere in questi dieci anni, come il velocista Elia Viviani, che ho affiancato in tutta la sua carriera in Nazionale nelle prove su pista”. L’ultima impresa di Filippo Ganna è stata mostruosa. “Anche lui,  piemontese della Val d’Ossola, l’ho conosciuto da piccolo. Ed ora è senza dubbio il più forte inseguitore del mondo. Quello che ha fatto conquistando la maglia di campione del mondo è da leggenda. Dopo aver realizzato il primato mondiale in qualificazione ha battuto nettamente l’americano Lambie in finale. Un vero e proprio fuoriclasse, per il quarto titolo mondiale dal 2016 ad oggi, un campione che non tradisce mai”.

 E brave anche le donne, peccato per la Guazzini che non stava bene. “Anche dal settore femminile una nuova conferma con Letizia Paternoster e le altre ragazze tutte veramente brave, compresa la poggese Guazzini che in tante altre occasione è stata meravigliosa protagonista. Anche per le ragazze una bella conferma”.

E questo nell’anno delle Olimpiadi di Tokyo. “Sono importanti i risultati conseguiti in prospettiva futura. Possiamo guardare al Giappone con fiducia e ambizioni legittime”.

Le soddisfazioni per lei potranno continuare dunque. “Spero di far parte della spedizione azzurra e voglio aggiungere che la mia presenza non è solo per gli atleti, ma per tutta la spedizione italiana. Ci sono poi anche per quelle squadre e quegli atleti che non hanno medici al seguito, in pista come in hotel”.

 Una vera e propria famiglia insomma. “La pista, e mi piace sottolinearlo lo è davvero. Dopo le gare ci ritroviamo magari nello stesso albergo con le altre squadre. Ormai ci conosciamo e per qualsiasi necessità sono pronto a intervenire come vuole il codice deontologico dell’assistenza medica per chi ha bisogno”.

Qualcuno l’ha definita una specie di “angelo custode”. “Mi piace essere vicino ai ragazzi e alle atlete non solo come medico ma anche per una risata, una battuta, per stringere la mano oppure dare una pacca sulle spalle. E’ un meraviglioso ambiente e   quando arrivano giornate come questa di Berlino diventa una favola”.