Si accendono i riflettori nazionali sulla personale di Louis Fratino, che ha già ottenuto giudizi molto positivi dalla critica specializzata. Questa volta anche Vittorio Sgarbi promuove l’idea della mostra e non esclude di poter venire al Pecci a visitarla.
"Fratino è un autore molto capace – dice –. La sua arte sta dentro questa visione legata ai temi dell’omossessualità, ma non ci sono elementi di disturbo. Condivido le parole del sindaco Ilaria Bugetti: questa mostra può essere un buon viatico per un museo pieno di problemi. Mi auguro di trovare l’occasione di venire a Prato a vederla, credo ne valga la pena". Sono passati dieci anni da quando l’ex sindaco Roberto Cenni aveva pensato a Sgarbi come direttore artistico del centro per l’arte contemporanea. Partecipò alle selezioni, ma il suo nome fu ufficialmente bocciato per incompatibilità con altre cariche, in realtà un peso non di poco conto lo ebbero le perplessità di autorevoli esponenti del consiglio di amministrazione di allora.
Al suo posto venne scelto Fabio Cavallucci e Sgarbi non la prese affatto bene.
"Di Cavallucci conosco Antonio, un magnifico pittore del Settecento. Il Cavallucci che è stato nominato alla guida del Pecci non so chi sia – disse –. Un perfetto sconosciuto, che si adatta all’arte escrementizia del Pecci".
Il riferimento era anche a una mostra di dieci anni prima che il critico aveva stroncato, quella dedicata dal belga Wim Delvoye con la Cloaca turbo che produceva merda: "Sarà il trionfo dell’arte fecale. Non mi stupisco, purtroppo: la mostra è in continuità con un concetto d’arte che il Pecci ha più volte mostrato di praticare e di apprezzare", fu la sua dichiarazione prima di vederla. Poi venne a vederla e cambiò registro: "Sì, una una provocazione, ma è innegabile un percorso quasi positivo che attraversa Duchamp e Manzoni, e alla fine mostra che anche con la merda si può fare qualcosa di ‘bello’".
Proprio un anno fa sulle colonne della Nazione aveva di nuovo parlato dei problemi del Pecci, dopo la bufera sui licenziamenti annunciati visti i problemi di bilancio e il basso numero di visitatori.
"Non si può pensare di essere a New York, con iniziative ristrette e pensate per un’élite che oltretutto non mette neanche i soldi. Sono anni che non vedo una mostra che mi attragga al Pecci", disse. Questa volta, invece, la mostra ’Satura’ di Fratino, la prima personale dell’artista in un’istituzione, lo convince.
E chissà che il giovane artista americano possa davvero segnare un punto di svolta per la visibilità e per la capacità di attrarre pubblico del Pecci (la mostra è visitabile fino al 2 febbraio 2025).
Ce ne sarebbe tanto bisogno.
an. be.