Calzaturiero, altri dodici licenziamenti nel Comprensorio

Santa Maria a Monte, sono gli operai di due della quattro società in cui era stato spacchettato l'ex Gemini

Pablo Cartone e Fabio Carmignani (Cgil)

Pablo Cartone e Fabio Carmignani (Cgil)

Santa Maria a Monte,  21 novembre 2017 - Clima di nuovo pesante nel calzaturiero del Compresorio per i licenziamenti scattati in due delle quattro società in cui era stato spacchettato l'ex calzaturificio Gemini di Ponticelli.  Sono 12 i licenziati per cessazione attività. Si tratta  delle aziende G.M. Operation (la manovia) e della Pigu che riuniva gli operai addetti alla rifinizione. Quattro aziende, quelle in cui è stato diviso lo storico calzaturificio, che ancora oggi rappresentano una realtà importante per la produzione di grandi marchi tra i quali quello di «Gianna Meliani», tra le più accreditate firme toscane del settore. Gli operai tra venerdì scorso e ieri hanno scioperato: ma tutti e 12 hanno in mano la lettera di licenziamento datata 17 novembre: «questo – dicono Fabio Carmignani e Pablo Cartone (Cgil) – potrebbe configurare un comportamento anti sindacale, perché gli operai sono stati licenziati durante lo sciopero: stiamo facendo le verifiche anche attraverso il nostro ufficio legale».

Secondo la ricostrizione dei sindacati  tutto origina da una serie di difficoltà che andavano avanti da due anni e mezzo: infatti almeno gli operai delle due aziende che, oggi cessano, avevano difficoltà a riscuotere puntualmente gli stipendi: "si andava avanti per acconti", dicono. "Ora però le paghe sono indietro di due mesi e mezzo e così nei giorni scorsi abbiamo puntato i piedi", rilevano i sindacalisti: "E' in quella circostanza che  venne manifestata la volontà di cessare le attività con il licenziamento di tutte le unità per poi,  alcuni riassumerli in una commerciale,  e gli altri passarli ad una ditta empolese che avrebbe rilevato la produzione". Ma a quest'ultima eventualità gli operai hanno risposto negativamente. Ora dovrebbero rientrare per lavorare i quindici giorni previsti dal preavviso. Ma si profila il muro contro muro e, forse, l'inizio di una vertenza con risvolti anche legali. Il clima è teso anche perchè spiegano gli operai: "all'ultima edizione del Micam le cose erano andate bene, l'azienda ha in mano ordini, non potevamo accettaree il passaggio, una volta licenziati, nel nuovo imprenditore che ci ha proposto un mese e mezzo di contratto a termine".