Dem, partita tutta da giocare. "Vincere si può. Cultura e infrastrutture: la svolta"

Parla il senatore lucchese dem Andrea Marcucci in corsa all’uninominale di Pisa-Viareggio-Livorno

Il senatore Andrea Marcucci

Il senatore Andrea Marcucci

Firenze, 4 settembre 2022 - Domani inaugura a Viareggio il suo comitato elettorale per la corsa all’uninominale al Senato. Andrea Marcucci, dem navigato, parlamentare esperto, dopo una vivace dialettica con il segretario Enrico Letta, è sceso in campo nel collegio Livorno-Pisa che si gioca soprattutto con il leghista Manfredi Potenti. Uno dei collegi cosiddetti contendibili, dall’esito incerto. Non una passeggiata come poteva essere un posto al proporzionale, ma una sfida con molte incognite. Nato liberale (è stato giovane deputato), è stato senatore Pd per tre legislature; vicino a Renzi decise di rimanere dem e non seguirlo in Italia Viva. E’ stato sottosegretario ai Beni culturali. E capogruppo Pd a Palazzo Madama fino a quando Letta non ha voluto fare la svolta rosa.

Senatore Marcucci lei ha detto: la politica per me non è il Palazzo, ma è la concretezza dei problemi e la fatica nel trovare le soluzioni. Il Pd toscano ha lanciato l’iniziativa: diecimila volontari, torniamo tra la gente. Che clima ha riscontrato in queste settimane di campagna elettorale? Il Pd è nelle piazze a tempo scaduto o c’è margine per recuperare il legame con i cittadini?

"Non ho mai partecipato ad elezioni, il cui esito è noto in grande anticipo. E naturalmente anche questa volta non andrà così. La partita è apertissima, gli elettori decideranno le loro preferenze negli ultimi 10 giorni".

Lei pensa al suo collegio (Pisa-Livorno-Viareggio al Senato) e batte il territorio. Partita difficile in area contendibile. Pensava dopo oltre 14 anni di parlamento di dover lottare per un posto a Roma?

"Non è mai stato il mio modo di fare politica, mi sono sempre battuto a viso aperto per strappare i consensi. Lo sto facendo anche ora".

Polemiche messe da una parte allora, tutti remano dalla stessa parte. L’area produttiva del suo collegio ha grandi potenzialità e tanti problemi. A partire dalle infrastrutture. Che impegni prende con l’elettorato?

"Parto dalla cultura, che sia a Viareggio che a Pisa e Livorno, ha grandi opportunità. Poi penso al sistema della portualità in provincia di Livorno, e all’aeroporto a Pisa, ci sono davvero tutte le condizioni per coniugare turismo e rilancio economico. Per le infrastrutture indifferibili il finanziamento del secondo lotto del raccordo ferroviario su Livorno".

Rigassificatore di Piombino. L’altro giorno chiedeva a Meloni chiarezza che poi è arrivata. Certo è che il Pd vive un clima di imbarazzo tra la volontà della Regione e la tenuta in loco. Non crede?

"L’accordo con la Snam lo firma il Presidente della Regione, non Marcucci o Fratoianni e a me risulta che tutto il Pd sostenga la posizione di Giani. Quanto alla Meloni, con il sindaco Ferrari, ha giocato su due tavoli. Il rigassificatore è un intervento di emergenza nazionale, quindi si dovrà fare, nel contempo mi aspetto un piano di compensazione per la città che lo stesso Presidente della Regione ha quantificato in 600 milioni".

Lei, politico esperto, pensa che un’alleanza Ursula (Pd più terzo polo più altri) sia possibile dopo il 25 settembre? Come farà il Pd a trasformarsi in primo partito in Italia in queste tre settimane? Con lo spauracchio della destra al governo?

"Tutto è possibile, ce la giochiamo. Quanto ad Ursula o altre maggioranze, prima vediamo i risultati. Come è noto, io sono stato un convinto sostenitore di Mario Draghi".

Renzi accusa Letta di aver sbagliato strategia abbandonando il centrosinistra moderato. D’accordo?

"Io ho sperato in una grande alleanza che comprendesse anche Iv ed Azione. Non è andata così per molteplici responsabilità, però ora è un’altra storia, negli uninominali il confronto è tra destra e centrosinistra".

Molti esperti di questioni dem dicono che dopo il 25 settembre a fronte della sconfitta di Letta ci sarà la resa dei conti immediata al congresso e qualcuno ipotizza anche un rientro dalla porta principale del Pd di Renzi. Che ne pensa?

"Non mi occupo di fantapolitica. Mancano tre settimane al voto, siamo tutti impegnati a creare le condizioni affinché il Pd vinca nei collegi uninominali. Che i dem debbano poi fare un congresso, lo prevede lo statuto, non sarebbe una ‘rivoluzione’".

Se eletto quale primo atto parlamentare vorrebbe firmare?

"Vorrei che nuove realtà industriali fossero attratte in questa parte della Toscana, che ha tutte le carte in regola per una stagione di grande rilancio".