La politica e la società sotto scacco

Il nuovo libro di Lorenzo Castellani, docente alla Luiss, sul potere e i poteri nell'epoca della pandemia. Lo pubblica LiberiLibri

La copertina del libro

La copertina del libro

La politica è sotto scacco - per dirla con Lorenzo Castellani, che ha appena dato alle stampe un omonimo libro per LiberiLibri - ma, se vogliamo, persino la società, che dà origine a parte della politica, lo è. Votandola, eleggendola, scegliendola. Identificandosi con essa.

Castellani, docente Luiss, descrive il mondo pandemico come un acceleratore di dinamiche pregresse. La pandemia, all’interno del potere e delle sue microfisiche, non ha inventato niente; semplicemente è stata il booster di meccanismi già in corso da tempo.

“La pandemia ha accelerato, in alcuni casi estremizzato, trasformazioni che, nel sottosuolo della nostra vicenda individuale e collettiva, si mostrano da tempo e a volte da un tempo molto lungo”, scrive Castellani, che analizza come la pandemia abbia reso più fisico il potere. Un potere che era, ed è ancora, diffuso. Tant’è che si può parlare di poteri. C’è un potere istituzionale che è nelle mani degli eletti, i quali però non sono padroni del proprio destino. Perché, in un orizzonte post-democratico, le decisioni della politica vengono prese altrove, in una costante cessione di sovranità - per esempio - a istituzioni sovra nazionali.

Durante la pandemia abbiamo scoperto, in tutta la sua potenza, il potere della tecnica. Tecnica utile, attenzione, perché lo specialismo ci ha aiutato a combattere l’emergenza sanitaria mettendo la scienza al servizio delle decisioni politiche. Solo che nell’epoca del post-moderno, dove i confini sono labili e anzi si confondono, è capitato che la scienza diventasse decisore politico.

L’esempio massimo è il comitato tecnico-scientifico usato fin da subito come una sorta di legiferatore pandemico. Nel momento in cui però la politica sceglie di non scegliere - ma anche questa è una scelta - o nello scegliere affida la propria credibilità a seppur autorevoli scienziati che acquisiscono il potere di decisione, allora le cose si complicano non poco per i teorici della democrazia liberale. Non tutto, dice Castellani, può essere spiegato con la mera razionalità.

L’errore del razionalismo politico, che pretende di spiegare la realtà, il mondo e le sue complesse filiere con la ragione, sta nel pensare che tutto possa essere calcolato. Se c’è un calcolo, allora c’è una soluzione. La politica è una scienza e la sua applicazione non può prescindere dal contesto. Perché la vita non è una statistica, per quanto negli ultimi due anni il conto dei morti e del malati ci si sia parato di fronte agli occhi ogni giorno.

“Per una società che vive tra le statistiche, presumere che ciascuna unità sia persona unica e destino autonomo risulta inquietante e allarmante”, dice Nicolás Gómez Dávila. Una chiave paradossale, naturalmente, ma utile a capire la società in cui viviamo, a partire da come vengono prese le decisioni che ci riguardano come individui e come collettività.

“L’affannosa corsa emergenziale, accelerata dall’epidemia, spinge le istituzioni verso una nuova pianificazione che pretende di essere iper-razionale. La politica regredisce a mera regolazione dei rischi”, scrive Castellani. “Pretende di annullare l’errore, di minimizzare il danno, di controllare l’incontrollabile, di avere risposte dalla scienza che spesso la stessa scienza non può dare.

Ma la coperta è sempre corta: se si cerca di ridurre il danno sanitario ci si espone a quel- lo economico e viceversa, se si contiene il rischio pandemico ci si espone a quello sociale; se si persegue una politica scientifica ci si ritrova spogliati dai tecnici, mentre se si segue l’istinto politico puro ci si pone come navigatori dilettanti esposti alla tempesta.

In ogni scenario, una legittimazione politica già da lungo tempo precaria, interna a quel regime che ancora chiamiamo democrazia, si indebolisce ulteriormente. Si rivolgono le proprie preghiere al tecnico, alla scienza, all’amministratore, al militare”. Una lettura, quella di Castellani, destinata a resistere anche negli scenari post-pandemici.