Editoriale

Lega-FdI, lotta continua. E’ il copione del 2024

Pecore elettriche

Pecore elettriche

Firenze, 24 febbraio 2024 - L’emendamento della Lega sul terzo mandato (bocciato) e le elezioni regionali in Sardegna di oggi sono il trailer del film politico che vedremo da qui alla fine dell’anno. Lega e Fratelli d’Italia sono in aperta competizione, sarà che il sistema elettorale delle Europee col proporzionale alimenta gli animal spirits della coalizione di destra-centro, sarà che la sopravvivenza politica di Matteo Salvini è legata al raggiungimento di qualche successo politico. E fin qui ce ne sono stati pochi, di eventi felici. In Sardegna, la Lega non è riuscita a confermare il presidente regionale uscente, il sardo-leghista Christian Solinas, sostituito come candidato da Paolo Truzzu, sindaco di Cagliari di Fratelli d’Italia.

Gli strascichi del risultato della Sardegna resteranno, anche perché andranno a unirsi alla bocciatura dell’emendamento sul terzo mandato presentato dalla Lega in Senato in commissione Affari costituzionali. I leghisti sono rimasti da soli, mentre il resto della maggioranza ha votato contro l’eliminazione del limite dei mandati per i presidenti di Regione. Qualcuno l’ha ribattezzato emendamento "Salva-Zaia", ma sarebbe ingeneroso ridurre tutta la questione al salvataggio del presidente della Regione Veneto. Anche perché tra i beneficiari dell’eliminazione del limite dei mandati ci sarebbe anche Vincenzo De Luca, presidente della Regione Campania in rotta col Pd. La Lega comunque ci riproverà nei prossimi mesi; il presidente della Regione Friuli-Venezia Giulia Massimiliano Fedriga dice che "dopo le Europee" sarà tutto più facile. Anche parlare di come permettere a presidenti di Regione (e sindaci) di fare almeno un mandato in più. Sarà tutto più facile, naturalmente, se la Lega non si farà superare alle Europee da Forza Italia, che ha appena confermato Antonio Tajani come segretario e che cerca di reinventarsi senza più Silvio Berlusconi. Anche questo fa parte del trailer: da una parte l’estremismo politico di Salvini, sempre più spostato a destra, dall’altra parte la moderazione di Tajani, esperto nell’arte del troncare e sopire, che si è anche concesso un attacco a Vladimir Putin dopo l’omicidio di Alexey Navalny: "Si può morire per mano di un killer o per morte procurata: provocata direttamente o meno è sempre un omicidio. Il Cremlino ha una responsabilità enorme", ha detto il ministro degli Esteri.

La politica estera non è un dettaglio ed è proprio lì che nei prossimi mesi le divergenze interne ai partiti della maggioranza aumenteranno. Soprattutto in vista delle elezioni europee, appartenendo i tre partiti della coalizione a tre famiglie politiche europee differenti, e delle elezioni statunitensi; un eventuale ritorno di Trump alla Casa Bianca sarebbe una ottima notizia per Salvini, parecchio meno per Meloni, che teme l’unilateralismo dell’ex presidente Usa. C’è poi la questione delle nomine, circa cinquecento. Dalle Ferrovie a Cassa Depositi e Prestiti, dall’Inps all’Inail alla Rai. Un posto a te, uno a me. Su Solinas, che peraltro non aveva molti meriti da spendere, Salvini ha dovuto cedere. Sull’emendamento per il terzo mandato si è fatto impallinare. Ora, per quieto vivere, Meloni - che indicherà pure il candidato sindaco di Firenze - potrebbe magari concedere qualcosa all’avversario in crisi di risultati.

[email protected]