Perché la visita di Marta Cartabia e Mario Draghi in carcere non è soltanto un simbolo

Quella della ministra non è un’attenzione di circostanza alla questione delle carceri. Così come non pare esserla quella del presidente del Consiglio. Il cambio di passo rispetto a Bonafede

Mario Draghi e Marta Cartabia

Mario Draghi e Marta Cartabia

Firenze, 14 luglio 2021 - Non è soltanto una visita simbolica, quella di Marta Cartabia e Mario Draghi, che oggi alle ore 16 andranno nella Casa Circondariale ‘Francesco Uccella’ di Santa Maria Capua Vetere, Caserta, teatro delle violenze - documentate e filmate - degli agenti di polizia penitenziaria. È stata “tradita la Costituzione”, ha detto Cartabia nei giorni scorsi.

Quella della ministra non è un’attenzione di circostanza alla questione delle carceri. Così come non pare esserla quella di Draghi, che a febbraio, intervenendo Camera per chiedere la fiducia, aveva dedicato un passaggio non secondario alla questione, stupendo anche le associazioni che si battono in difesa dei diritti delle persone private della libertà personale: “Non dovrà essere trascurata la condizione di tutti coloro che lavorano e vivono nelle carceri, spesso sovraffollate, esposte a rischio e paura del contagio e particolarmente colpite dalla funzione necessarie a contrastare la  diffusione del virus”. La senatrice Emma Bonino disse che il merito della sortita era della ministra Cartabia: “Penso che sia dovuto alla sensibilità e alla presenza della signora ministra Cartabia, che da presidente della Corte costituzionale ha organizzato le visite nelle carceri per gli altri membri della Corte”. Dopo quegli incontri in carcere, non a caso, Cartabia aveva spiegato: “Ogni storia e ogni uomo ha alle spalle qualcosa di unico, per questo la pena non deve dimenticare l’unicità di ciascuno”.

È già una differenza notevole rispetto alla stagione Bonafede, uno che, da ministro, affermava in tv che “gli innocenti non finiscono in carcere” (e il caso Enzo Tortora?). Certi dettagli, che poi non sono dettagli, sono significativi. A maggio il ministero della Giustizia ha chiesto attraverso l’avvocatura dello Stato di costituirsi parte civile al processo per tortura nel carcere di San Gimignano. Mesi prima, quando c’era ancora Bonafede in via Arenula, il ministero della Giustizia aveva presentato l’atto di costituzione, all’interno del procedimento per i reati contestati agli agenti, contro L’Altro diritto che si era costituita parte civile (il ministero ne aveva chiesto l’esclusione dal procedimento). All’allora ministro Bonafede evidentemente però l’accertamento dei fatti pareva poco importante.

“Riteniamo di grande importanza la visita di oggi pomeriggio al carcere di Santa Maria Capua Vetere del presidente del Consiglio Mario Draghi e della ministra della Giustizia Marta Cartabia: vedere in prima persona può essere un modo importante per rendersi conto di quanto le condizioni di detenzione oggi siano afflittive e in molti casi lontane dagli scopi costituzionali della pena”, dice il presidente di Antigone, Patrizio Gonnella, auspicando che “dopo questa visita si riavvii quel processo di riforme che aveva interessato il nostro Paese all’indomani della condanna del 2013 della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo”. Gonnella inoltre sottolinea che “bisogna aver visto, scriveva Pietro Calamandrei su un numero della rivista ‘il Ponte’, interamente dedicata al carcere. Quel numero accolse il racconto di numerosi intellettuali che avevano vissuto le carceri fasciste. Bisogna aver visto un carcere, diceva Calamandrei, per comprenderne la funzione sociale e misurarne il divario rispetto agli scopi attribuiti a questo luogo”.