Spezia, mister Italiano: "Siamo entrati nella storia. Vi racconto il nostro capolavoro"

Il mister si gode la gioia della salvezza. E sulla possibile permanenza alla guida della squadra bianca: "Prima di fare le mie valutazioni, voglio incontrare la proprietà"

Vincenzo Italiano (Frascatore)

Vincenzo Italiano (Frascatore)

La Spezia, 19 maggio 2021 - L’allenatore e l’uomo che ha riscritto la storia calcistica della città. Il professionista che lavora h24, che cura il dettaglio, e che a missione compiuta si scioglie in un lungo e commosso abbraccio con la famiglia. Vincenzo Italiano da Ribera è tutto questo: artefice massimo di una narrazione che a queste latitudini prima di lui non era stata mai vissuta, ma solo sognata. Mister, sono passati solo pochi giorni da Spezia-Torino: se ripensa a quel pomeriggio, cosa prova? "Una gioia immensa. Per noi questo è stato un capolavoro assoluto: per le difficoltà che abbiamo avuto e per tutto quello che abbiamo attraversato, penso che questa salvezza sia meritata. Al fischio finale mi sono emozionato". Che effetto le fa vedere lei e la sua squadra accostati a quella che conquistò lo scudetto nel ‘44? "Da due anni con i ragazzi ci ripetiamo che abbiamo l’opportunità di restare nella storia e nel cuore di tutti gli spezzini. Abbiamo lavorato per raggiungere questo obiettivo. Rimanere nel cuore degli spezzini, e regalare a questo grande popolo la permanenza in A nella speranza che possa vedere la squadra nella massima serie al Picco, è una grande soddisfazione". Se potesse però riavvolgere il nastro, da buon regista amante dei dettagli cambierebbe qualcosa? "In qualche occasione forse avrei potuto dare una mano in più ai ragazzi per soffrire di meno, magari per arrivare il prima possibile alla salvezza, anche se sapevamo che avremmo potuto ottenerla solo all’ultima giornata. Come primo anno, mio e dei ragazzi, può andare però bene anche questo film". Da più parti si parla di salvezza-miracolo, per via delle tante difficoltà. Non pensa invece che si sia trattato di un risultato frutto di lavoro, preparazione, sacrificio e voglia? "Sicuramente questo traguardo è frutto del lavoro quotidiano, dell’attaccamento e del senso di appartenenza, dell’abnegazione da parte di tutti. Si è creata una famiglia, e siamo andati oltre ogni difficoltà: e dire che a inizio stagione ci davano per spacciati". Le sono arrivati complimenti da colleghi e calciatori? "Ne sono arrivati tanti, anche da grandissimi avversari, e mi hanno fatto un immenso piacere. Li ho ringraziati tutti. Mi hanno scritto per esempio Juric (allenatore dell’Hellas Verona; ndr.) e Pepe Reina (portiere della Lazio; ndr.): questi attestati di stima fanno venire i brividi. Siamo stati capaci di muovere l’interesse di grandi campioni". Ha intenzione di mantenere la sua promessa e di recarsi a piedi a Porto Venere? "Certo, e mi auguro che ci siano anche i tifosi che hanno promesso di affrontarla assieme a me". Cosa ha provato sabato quando è andato a salutare i tifosi? "La stessa sensazione del 20 agosto. Sentire urlare il proprio nome, per chi fa questo lavoro e conosce quanta passione ci mette questa gente, è qualcosa di straordinario. Sono rimasto impressionato dalla partecipazione dei tifosi spezzini: è indescrivibile, indelebile, impagabile. Sono momenti che farò miei, impensabile poterli dimenticare". La foto in cui abbraccia moglie e figlio al termine della partita contro il Torino è uno dei momenti più belli. Quanto conta la famiglia nel successo di Italiano allenatore? "La mia famiglia, in primis mia moglie, sanno che per me il calcio è una ragione di vita e mi seguono in tutto e per tutto, e di conseguenza soffrono assieme a me quando la situazione si fa difficile. Sono stati mesi in cui anche loro sapevano che il traguardo sarebbe stato raggiunto solo attraverso il sacrificio, la fatica e la sofferenza, e quell’abbraccio a fine partita è stato fantastico e liberatorio. E sono venute anche le lacrime, perché la gioia è stata enorme. La famiglia è tutto". Quattro anni fa allenava in Serie D, oggi è l’allenatore rivelazione della Serie A: in cosa si sente cambiato e in cosa è rimasto lo stesso ? "Si cambia perché magari ci si deve adattare alle categorie, ai giocatori a disposizione e agli avversari, ma io penso di essere rimasto lo stesso: la passione è identica a quella che avevo quando allenavo in Serie D, così come l’ambizione e la voglia di ottenere sempre il massimo e di migliorarmi anno dopo anno. Vivo il calcio h24, penso che anche i miei calciatori lo percepiscano". ‘Nessun limite, solo orizzonti’: l’anno prossimo l’orizzonte sarà ancora quello regalato dal Golfo dei Poeti, o pensa che il ciclo sia ormai chiuso? "Non ho ancora incontrato la nuova proprietà, immagino si attendesse di sapere in quale categoria avrebbe giocato lo Spezia il prossimo anno. Siamo nella stessa situazione di un anno fa, quando chiesi (dopo la promozione in A; ndr. ) di voler incontrare il presidente per conoscere il progetto. Sono curioso di conoscere i programmi: vedremo quali saranno progetti e le ambizioni del nuovo presidente, e si faranno le valutazioni". Eppure le voci di società interessate a lei si rincorrono ormai quotidianamente... "Non c’è nulla. Sono sincero: a oggi non ho incontrato e parlato con nessuno: sono tutte chiacchiere senza fondamento". Qualora rimanesse qui, cosa pensa che servirebbe a questa squadra per un ulteriore salto di qualità? "Questa è una squadra che è cresciuta col tempo, ma la cessione societaria è arrivata durante il mercato invernale, quando la squadra poteva essere puntellata e migliorata, e sono quindi convinto che bisognerà migliorarla per la nuova stagione. Tanti giocatori andranno via per fine prestito e scadenza contratto, bisognerà fare le cose per bene per costruire una squadra competitiva per la Serie A".