
La Regione Toscana investe oltre 1,8 milioni di euro per innovare le flotte e potenziare la pesca sostenibile.
Dalla Regione arriva un sostegno per rafforzare le attività di pesca sostenibile, innovare le flotte, potenziare il settore della pesca in Toscana. La giunta ha infatti approvato, su proposta della vicepresidente ed assessora all’Agricoltura Stefania Saccardi, una delibera che destina oltre 1,8 milioni di euro al settore.
"Il nostro obiettivo – ha spiegato il presidente Eugenio Giani – è rafforzare le attività di pesca e renderle sempre più sostenibili dal punto di vista economico, sociale e ambientale".
Tra le misure previste, anche interventi per innovare i processi produttivi e migliorare le condizioni di vita e la sicurezza degli operatori del settore. "Con questa delibera – spiega Saccardi – abbiamo anche stabilito i criteri di selezione per tre diversi bandi". Il primo servirà a rendere le imprese di piccola pesca costiera più competitive, qualificare i mezzi di produzione e sviluppare parallelamente al settore della pesca altre attività affini alla blue economy. Il secondo è finalizzato ad ammodernare i motopesca. Il terzo è pensato per migliorare la tracciabilità dei prodotti e aiutare le imprese a sviluppare attività che diano più valore al loro prodotto. I bandi usciranno entro la fine del mese. Le domande poi potranno essere presentate tra il 31 dicembre e il 31 gennaio.
"Certamente una buona iniziativa – commenta Roberto Manai (nella foto) di Federpesca – che avrà seguito nei prossimi mesi. Tuttavia dobbiamo sottolineare che sarebbe opportuno cercare di avere un’interpretazione più mirata di quelle che sono le norme riportate nei regolamenti europei. Perché ci sono misure che debbono essere valorizzate e altre che non portano alcun vantaggio al settore".
I timori di Federpesca guardano infatti al piano pluriennale che l’Unione Europea intende adottare già nei prossimi giorni, che prevede un ulteriore abbattimento di circa il 10 per cento dello sforzo di pesca, portando quindi al 50 per cento la riduzione delle giornate lavorative.
"Considerando che i costi di gestione, compreso il carburante sono aumentati di oltre il 20 per cento – conclude Manai – non ci sembra una prospettiva di futuro sostenibile, anche perché le altre marinerie operative nel Mediterraneo, come per esempio quelle del nord Africa, che pescando senza regole e restrizioni nel nostro stesso mare, hanno costi molto bassi ed esportano il loro prodotto in Italia. Di questo passo sulle nostre tavole ci sarà soltanto pesce importato".