Prato, fine corsa Tramonta l’epoca dei Toccafondi

Dopo 42 anni la squadra passa a Stefano Commini. Le altre società toscane fra cambi e nuovi asset

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di Enrico Salvadori

Il calcio cambia e anche quei matrimoni che sembrano non finire mai arrivano al capolinea. Il Prato volta pagina dopo 42 anni e dal 30 giugno si chiuderà la proprietà della famiglia Toccafondi, una delle gestioni più longeve a livello italiano ed europeo. Ad acquisire la totalità delle quote del club laniero la ‘Commini Group spa’ di Stefano Commini, imprenditore romano di 48 anni che assume le redini di un club con 113 anni di storia alle spalle. Si chiude un’epoca, non c’è dubbio, perché in questi 42 anni prima il papà Andrea, poi il figlio Paolo (che del Prato è stato raccattapalle, portiere fino a presidente) hanno avuto in mano una società con bilanci sani ma che ha solo sfiorato il sogno della serie B, in due occasioni a fine anni ‘80.

Un terzo della storia del club porta il marchio della famiglia Toccafondi che non ha mai ottenuto quello che agognava (la cadetteria, appunto) ma ha prodotto giocatori di grande qualità, sette dei quali sono arrivati in nazionale. Massimo Oddo ha alzato la Coppa del mondo nel 2006 ma non si dimenticano Bobo Vieri, Maccarone, Legrottaglie, il portiere Carlo Cudicini e in tempi più recenti Matri e Alino Diamanti, quest’ultimo prodotto del vivaio pratese. Tanti anche i motivi di tensione che hanno caratterizzato la proprietà Toccafondi, nei rapporti con i tifosi soprattutto ma anche con l’amministrazione comunale se è vero che dal 2016 gli azzurri non giocano più al Lungobisenzio ma sono emigrati a Pontedera fino a che erano in C e poi a Montemurlo dopo la retrocessione in D. Quest’anno si sperava di ritornare nei professionisti ma le cose non sono andate come si voleva, con due allenatori (Esposito e Firicano), tanti giocatori tesserati ma un’anonima classifica che non rende giustizia alla passione e alla storia di una società che i Toccafondi rilevarono il 20 luglio 1979. Il presidente all’epoca era Alfredo Senatori, industriale fiorentino che era stato nella dirigenza dei viola campioni d’Italia nel 1969. Vinse subito la serie D e poi un anno in C e il terzo in C2 senza grandi sussulti.

La geografia del calcio del Granducato, dunque, si fa sempre più variegata in una stagione che però rischia di essere ricordata come una delle più infauste. Perché domenica prossima nell’ultimo turno della stagione regolare di serie C Livorno, Lucchese e Pistoiese cercano di evitare la retrocessione diretta in serie D e per loro sarebbe già un sogno arrivare ai playout. Il Livorno non riesce a risolvere una crisi societaria infinita creatasi dopo le grandi stagioni con il presidente Aldo Spinelli e anche l’ultimo tentativo con l’azionariato popolare non decolla. La Pantera, dopo i tre fallimenti dal 2008, ha una dirigenza fatta di imprenditori lucchesi che credono nel progetto ma ha sbagliato tanto a livello di scelte tecniche nella stagione del ritorno in C, dopo che un anno fa vinse la resistenza proprio del Prato nella serie D interrotta dal Covid.

Una dirigenza oculata e pronta a investire è anche quella della famiglia Ferrari alla guida della Pistoiese alla quale sta andando tutto storto proprio nella stagione del centenario. La Toscana si consola con le note liete con le sue isole felici che sono l’Empoli della famiglia Corsi ormai a un passo dal ritorno in serie A dopo 2 stagioni, il Pisa che grazie all’arrivo del magnate Alexander Knaster diventa americano, sogna la massima serie e in generale punta in alto anche con progetti che non riguardano solo il rettangolo di gioco. In serie C c’è il Pontedera dai bilanci sanissimi, voluti da una governance di dirigenti locali, che valorizza i giovani e che è già per l’ennesima volta nei playoff per la promozione in serie B. Obiettivo che vuole cogliere anche il Grosseto, altra neo promossa come la Lucchese, partita tra lo scetticismo generale e che invece ha giocato una eccellente stagione in C. Da rivedere la Carrarese dove gli industriali marmiferi dopo aver sfiorato la scorsa stagione la B archiviano una stagione deludente con una sofferta salvezza. Ma sono pronti a ripartire con un nuovo ciclo.

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