Il modo rocambolesco e a suo modo spettacolare, in cui era riuscito a salvarsi a due passi dall’Arno, nel giorno dell’alluvione del 1966 e le serate, in quella Fiorentina di pionieri, a partire dagli anni ’60, in cui fra una partita a carte e mille sogni viola, aveva vissuto da dirigente emozioni irripetibili. Gigi Boni raccontava sempre e volentieri tutto il suo mondo. Un mondo fatto di sensazioni forti ma anche di ottimismo, generosità e dolore, come quello per la scomparsa tragica, del suo primo figlio, anni fa.
Gigi Boni era un pezzo importante di Firenze, ma soprattutto è stato parte della storia della Fiorentina. Se n’è andato ieri, dopo aver festeggiato i suoi 95 anni, il 6 novembre scorso. Nell’orgoglio – più che giustificato – della sua vita tutta in viola ci sono i passi che lo portarono alla fondazione del Centro di Coordinamento. Un’idea innovativa, un capitolo di storia che diventò punto di riferimento per tanti altri club di serie A. Boni fu poi presidente del Coordinamento, curando i ’suoi’ tifosi, coccolando i giocatori, imponendosi in scelte facili e difficili. Proprio come sono stati i suoi 95 anni. "Sono stato un avventuriero, sempre. Ma mi sono divertito ed è questo ciò che volevo", ripeteva in confidenza. Non era più un ragazzo, quando abbracciò la sua nuova avventura, la tv. Un programma lungo 20 anni, quello su ToscanaTv. Roba da Milke Bongiorno. Paragone che lo faceva sorridere.
Gigi ha salutato ieri Firenze e la Fiorentina. Con lui il figlio Alessandro e i nipoti, Leonardo, Giulia e Francesco. Oggi sarà esposto alla cappella del commiato Ofisa, nel viale Milton. Domani alle 10 i funerali, nella chiesa dei Salesiani in via Gioberti.
Riccardo Galli