E' morto il professor Zanfarino, lutto all'Università di Firenze

Firenze, 2 gennaio 2019 - Con Antonio Zanfarino scompare uno degli ultimi protagonisti del “Cesare Alfieri” dei mitici anni Sessanta, con Sartori e Spadolini, Tosi e Predieri, Luzi e Maranini. Nato a Sassari nel 1931, ha dedicato l’intera esistenza agli studi e all’insegnamento alla facoltà di Scienze Politiche che non ha mai abbandonato, uscendone professore emerito al momento del pensionamento.

I suoi “maestri” sono stati Pompeo Biondi e Pietro Piovani; le discipline insegnate Filosofia politica e Storia delle dottrine politiche, nonché Filosofia del diritto presso la Facoltà di Giurisprudenza. Studioso autentico, discreto ed appartato, ha sempre evitato le luci della ribalta, chiuso fino agli ultimi istanti della vita operosa nel suo studiolo in via dei Servi, fra i suoi libri e le sue carte.

Scrivere era per lui un impegno sofferto; riempiva la pagina lentamente, con una meticolosa ricerca delle parole. Nascevano così le sue monografie su Constant (1961) e su Proudon (1969), fino agli ultimi volumi pubblicati nella collana dei “Quaderni della Nuova Antologia” quali La società costituzionale (2007) e Libertà moderna e cultura costituzionale (2017). Assai vicino alla Fondazione Spadolini che considerava un’autentica “Cittadella della cultura”, non faceva mai mancare il suo contributo a Nuova Antologia nell’appuntamento trimestrale coi lettori.

Preoccupato del “nuovo ad ogni costo”, tanto di moda ai giorni nostri, metteva in guardia dalle facili e superficiali illusioni.

"Il “futurismo avventato” – commentava - prospera nell’ignoranza, disprezza la fatica del provare e riprovare, è intollerante verso la società in cui viviamo, rischia di non trattenere la corsa verso il nulla". È un monito da non dimenticare.