Molotov al consolato. Scarcerato il 21enne. Va ai domiciliari con il braccialetto

Il legale: "Ha ammesso le responsabilità e ha capito che ha sbagliato". Ma contro di lui pesano le accuse di atto di terrorismo e porto. abusivo di arma da guerra. Si allontana l’ipotesi dei complici.

Molotov al consolato. Scarcerato il 21enne. Va ai domiciliari con il braccialetto

Molotov al consolato. Scarcerato il 21enne. Va ai domiciliari con il braccialetto

di Stefano Brogioni

FIRENZE

Domiciliari con il braccialetto elettronico. Non è più detenuto a Sollicciano Dani Hakam Taleb Moh’d, il 21enne di origini giordano-palestinesi arrestato a febbraio con l’accusa di aver lanciato una molotov contro la sede del consolato Usa e di aver rivendicato la sua azione con un video ispirato alle azioni di Hamas. Il giudice Antonio Pezzuti ha accolto una delle opzioni contenute nell’istanza di scarcerazione presentata dal legale del 21enne, l’avvocato Samuele Zucchini, e ha disposto l’alleggerimento della misura cautelare in corso. Il giovane tornerà così a casa della sua famiglia, a Dicomano, ma non potrà comunicare con nessuno tranne i suoi cari.

Per ora non potrà tornare a lavorare. Ma lo spera. Il lussuoso hotel del centro di Firenze presso cui è assunto - con un contratto a tempo determinato - non lo ha infatti licenziato, ma soltanto sospeso. Ma il ritorno a lavoro non è stato ancora autorizzato dal tribunale. L’avvocato Zucchini vede un percorso di ’riabilitazione’ già iniziato.

"Già all’udienza di convalida dell’arresto Dani aveva apertamente ammesso le proprie responsabilità - argomenta il suo difensore -; ha ammesso che è stata un’iniziativa personale ed emotiva con la quale, certamente sbagliando, intendeva esclusivamente smuovere le coscienze ed alzare il livello di attenzione in merito ai noti accadimenti che affliggono il Medio Oriente, sincerandosi di non far del male a nessuno, né arrecare danni a cose e, aspetto di primario interesse investigativo, di aver agito da solo". Per Zucchini, "si deve ritenere venuto meno anche il pericolo di reiterazione di reati della stesa specie, dovendo ritenere che il ragazzo abbia compreso la gravità del gesto e la ’lezione’ che ne è conseguita".

Ma i fatti di cui è accusato il giovane non sono così soft. E soprattutto si contestualizzano in un momento molto particolare dal punto di vista internazionale.

Atto di terrorismo e porto abusivo di arma da guerra sono i reati contestati dal procuratore aggiunto Luca Tescaroli e dal sostituto antimafia Lorenzo Gestri.

Secondo quanto ricostruito finora, il giovane era molto suggestionato dal conflitto israelo palestinese. Così, nella notte tra il 31 gennaio e il 1 febbraio scorsi, ha deciso di entrare in azione.

Ha preso una stanza presso un b&b vicinissimo alla sede del consolato Usa, ha fatto alcune perlustrazioni intorno all’edificio, e anche alcuni video con il suo telefonino.

Dalla connessione wi-fi del b&b ha spedito anche la rivendicazione, usando un account di posta elettronica creato per l’occasione ma dal quale non è stato difficile risalire a lui, visto che era anche l’unico ospite, quella notte, della struttura ricettiva.

Nella perquisizione della sua cameretta, nella casa in cui abita con padre, madre e due fratelli più piccoli, gli investigatori della Digos e del Ros dei carabinieri hanno trovato la tuta usata per il video diffuso all’indomani dell’attacco alla sede diplomatica Usa e nel suo smartphone tracce del montaggio della rivendicazione firmata “The whole world is Hamas“, e diffusa anche tramite un canale telegram.