La legge per Venezia fa arrabbiare Nardella "Sugli airbnb discriminazione pazzesca"

Il sindaco: "Non possono esserci norme ad personam per singole città. Il Parlamento deve estendere la norma a tutti i Comuni"

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di Paola Fichera

"Non possono esistere città d’arte di serie A e di serie B". Il sindaco Dario Nardella le canta chiare all’onorevole veneziano che giovedì notte sul filo del rasoio ha fatto approvare in Parlamento un emendamento al decreto Aiuti che consente al sindaco lagunare Luigi Brugnaro di usare nuovi e più forti poteri per tenere sotto controllo uno dei mali endemici delle città d’arte: l’invasione degli airbnb.

Eppure sul fronte della tutela delle città d’arte prese d’assalto dall’overtourism e con i centri storici desertificati proprio dall’invasione incontrollata di airbnb, Firenze e Venezia sono sempre andate d’accordo. Al punto da firmare insieme (anche se Nardella è un piddino e Luigi Brugnaro è schierato con il centrodestra di Toti) un protocollo specifico per la ripartenza post covid. A seminare zizzania ci ha pensato Nicola Pellicani, capogruppo Pd in commissione Ambiente alla Camera che, per amor di laguna, ha di fatto servito uno sgambetto al compagno di partito Nardella. I nuovi strumenti urbanistici per tenere sotto controllo il proliferare degli airbnb valgono infatti solo per Venezia con buona pace delle altre città d’arte italiane che soffrono dello stesso male. E oltre al danno anche la beffa: il ringraziamento di Pellicano al sindaco di Firenze "per la sua proposta di legge di iniziativa popolare per la tutela dei centri storici da cui ho preso spunto".

Così da Cortona, dove sta partecipando alla tre giorni organizzata dalla componente del ministro Franceschini, la replica di Nardella è netta. " Purtroppo siano venuti a sapere all’ultimo momento di questa iniziativa parlamentare per Venezia. Abbiamo avuto modo di chiarirci con Pellicani tuttavia nonostante sia fatto positivo per Venezia rimane un problema di discriminazione gigantesco per le altre città d’arte occorre immediatamente recuperare questo gap perchè non si puo avere un Paese dove il Parlamento vota una norma ad personam per singole città". E’ contrariato e non ne fa mistero. "I problemi di Venezia sono gravi, ma come quelli di Firenze, Roma, Napoli e di moltissime altre città italiane. Mi aspetto che il Parlamento voti al più presto una norma che estenda il trattamento riservato al comune di Venezia a tutte le altre città tanto più perché si tratta di poteri molto incisivi che vengono riconosciuti ai sindaci. Non possono esistere città d’arte di serie A e di serie B".

"Mi aspetto – chiosa ancora il sindaco – che anche l’Anci si faccia carico immediatamente di questo vulnus perché se da un lato è un bene per Venezia dall’altro questa iniziativa rende più vistosa e urgente l’emergenza per tutte le altre città d’arte italiane".

In ogni caso Nardella è deciso ad andare avanti con la sua legge di iniziativa popolare: il testo della legge sta già girando nelle città d’arte italiane e presso gli stakeholders più importanti a livello nazionale. A settembre partirà la raccolta delle firme e l’obiettivo è quello di raggiungere le 50mila sottoscrizioni. Entro un anno e mezzo la legge potrebbe essere approvata dal parlamento.

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