
Il crollo di via Mariti. Pronta la maxi perizia. Trave e progetti ai raggi X
Centinaia di pagine. Un tomo ricco di allegati, calcoli, proiezioni, simulazioni e ipotesi. Numeri e parole che contengono le risposte alle domande messe nero su bianco dai pm titolari dell’inchiesta sul crollo del 16 febbraio dell’Esselunga di via Mariti. È pronta infatti la maxi perizia tecnica dell’ingegnere Stefano Podestà, consulente dell’università di Genova per la procura di Firenze, nonché nel team di salvataggio della torre bolognese della Garisenda. Ieri il docente è arrivato a Firenze – prima tappa: il palazzo di giustizia di Novoli –, per consegnare (oggi o nei prossimi giorni) la relazione e illustrare quanto riscontrato nelle sue analisi. Ai raggi x sono stati passati i progetti delle putrelle e dei pilastri. Ogni pezzo ha una sua storia. Ogni passaggio registrato è stato spulciato e studiato. Sistemi di legatura dell’anima in tondini di ferro. Colata di cemento. Compressione. Tempi e modi di asciugatura.
I pm Francesco Sottosanti e Alessandra Falcone, a oltre quattro mesi dalla tragedia che è costata la vita a cinque operai, troveranno le risposte e una bozza della dinamica che ha portato al crollo della maxi trave. Le testimonianze acquisite dagli investigatori sono molte, così come ci sono stati diversi sequestri di materiale, a partire dal luogo del crollo. Un lavoro enorme che, grazie anche alla perizia di Podestà, consentirà di tirare le fila dell’inchiesta e di arrivare all’iscrizione dei primi indagati. Nel fascicolo d’inchiesta, i reati restano sempre quelli di febbraio: omicidio plurimo colposo e crollo colposo.
Mentre a prendere sempre più piede è l’ipotesi che a fare da ’detonatore’ del disastro sia stato il cosiddetto “dente”, ovvero la mensola su cui poggiava la trave poi crollata trascinando con sé solai e cemento appena gettato, e la vita dei cinque operai. Un errore, un “vizio”, come è stato definito in alcune corrispondenze tra la società che ha affidato i lavori e le varie ditte che erano impegnate nel cantiere, che sarebbe anche stato rilevato da alcune persone che gravitavano nel cantiere.
L’altra ipotesi, secondo quanto emerge dagli ambienti investigativi, è che si sia iniziato a gettare cemento troppo presto e la trave portante abbia ceduto. Ipotesi, che come tali, verranno smentite o confermate proprio dal contenuto della perizia.
Pietro Mecarozzi