I nostri malati vanno saputi ascoltare

Stefano

Grioni

Vivo come medico accanto alla sofferenza delle persone malate e della

gente che li assiste e li accompagna in ospedale. E’ una sofferenza vera dove il dolore fisico si mescola a quello morale e le preoccupazioni per il

futuro non trovano risposte. Questo sentimento si inserisce tra i segreti dell’anima, le passioni e l’inquietudine può diventare rabbia, pianto,

preghiera. Dolore e sofferenza fanno parte della malattia che in sé nasconde la previsione della morte sia in senso di rinunce, di perdite che

di distacchi. Chi soffre si riconosce dal volto e dalla voce deformati perchè avverte la fragilità e la precarietà della condizione umana. Le storie dei malati, una diversa dall’altra, vanno ascoltate in silenzio come un sacerdote ascolta i peccati di chi si confessa in maniera partecipe ma discreta. Tutti sanno che prima o poi nella vita arriva la malattia all’improvviso reclamando i suoi spazi. Difficile comprendere perché

accade così. La malattia va saputa accompagnare con discrezione senza soffocare il pianto di chi la subisce e la disperazione che segue il pensiero di aver perso ogni speranza.

Talvolta si assiste al rifiuto, al risentimento e infine anche all’accettazione di questo ospite anormale che costringe a letto le persone. La condivisione vera del dolore e della sofferenza può avvenire solo all’interno di relazioni leali come quella tra i sanitari e

malati dove nessuno nasconde le proprie emozioni. E’ amore nei confronti della gente che soffre, degli anziani soli e malati, di coloro che stanno

morendo. Il vero amore si riconosce per ciò che offre non per ciò che chiede, è accettare gli altri cosi come sono. Alda Merini diceva: "Non si

ama se non si soffre e non si ama se si ha paura di perdere. Muori quando smetti di amare e scompari quando non sei più amato".

La morte arriva quando non ti interessa più la vita.

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