I lettori: "Il tuo sorriso per sempre con noi"

Valanga di messaggi ai social de La Nazione. Emozioni e ricordi con un unico denominatore: "Una persona umile e gentile"

Festa Mundial

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"Che il tuo ricordo rimanga fisso nei nostri cuori". Passa dalla Rete e dai messaggi dei lettori de La Nazione il cordoglio della gente comune per la scomparsa di un mito. Per la morte di Paolo Rossi. L’eroe di una generazione che ora si ritrova sui social network per lasciare un messaggio, o anche solo un cuore. Testimoniando così l’amore della Toscana per un suo figlio che non c’è più.

«Non amo più il calcio come una volta - si legge sulla pagina Instagram de La Nazione - ma Paolo Rossi era un personaggio indiscusso della storia del calcio. Mi stava simpatico, gli ero affezionata pur non conoscendolo". Pensieri e parole di chi ha visto Paolo Rossi giocare dal vivo. Di chi ha tifato per lui. O di chi ha sentito dai propri padri i racconti delle gesta di Pablito al Mundial ’82. "Ciao Paolo, compagno di classe per tre anni - dice Luciana - Ricordo quando andavamo al campo a Prato per vederti giocare. Un bravissimo calciatore, ma fin da piccolo semplice e umile". Le gesta di un atleta che ha fatto la storia del calcio si mischiano ai ricordi di una Toscana che non c’è più: le domeniche sui campi polverosi, i palloni cuciti a mano. "L ‘Argentina ha avuto come campione Maradona e noi in Italia abbiamo avuto te", le parole di Beatrice su Facebook. Paolo Rossi è soprattutto l’icona di un’epoca.

«Le emozioni si susseguono, se ne va via un pezzo della mia infanzia", dice un lettore de La Nazione, Simone, con un commento sotto a uno degli articoli sempre su Facebook. Una figura, quella di Pablito, che ha unito tutti, anche chi non era tifoso: quella Coppa del Mondo, quel 1982 così magico, dipinse tutto d’azzurro. E il pensiero di molti va lì, a quei giorni che anche chi era piccolo non può dimenticare. "Hai fatto sognare anche me che non ho mai seguito il calcio. Grazie delle la emozioni che ci hai regalato", scrive Stefania. "Dopo il triplice fischio dell’arbitro brasiliano Coelho - dice Luigi ricordando la finale Italia-Germania Ovest - Nando Martellini gridò per tre volte, campioni del mondo, campioni del mondo, campioni del mondo... così iniziarono, nello stadio Bernabeu in tripudio, davanti ad un Pertini esultante, i festeggiamenti per un grande, ma anche inatteso risultato che non fu solo sportivo. Fu anche il risultato di una intera Nazione che rialzava la testa dopo una stagione tragica, intrisa di odio".

Di quella rinascita Rossi fu il simbolo. Questo non aveva intaccato l’umiltà del calciatore. La sua gente lo aveva capito: "Uomo irreprensibile, non si era montato la testa eppure nel 1982 l’avevamo acclamato come un re, persona modesta e gentile", è il pensiero di Marcella. Sì, come un re. Perché Paolo Rossi "ci ha fatto sentire orgogliosamente italiani", è il ricordo di Carmine. I pensieri vanno anche alla moglie Federica, che con coraggio ha raccontato ai giornalisti le ultime ore di un campione, mostrandone la grande umanità, fino all’ultimo. "La capisco con tutto il cuore", dice Betti. "Donna meravigliosa", scrive Elena. I ricordi, le parole, i video dei trionfi scorrono sullo schermo. Buon viaggio Pablito. Dai tuoi tifosi.  

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