Bistecche low cost e grembiuli osé Firenze mangificio senza vergogna

Lavagne con cibi in offerta e bivacchi: nonostante le restrizioni del Comune in centro regna l’anarchia

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di Emanuele Baldi

"Bistecca? Wonderful". E giù applausi Usa al cameriere imberbe e sudato fradicio con la chianina impiattata – ahinoi – con corredo di fetta di limone che cerca un varco vitale tra il cofano di una Panda e il gas di uno scooterone per piazzare la specialità ’made in Florence’ sul tavolo di stranieri già armati di forchetta e coltello per la masticazione ad andamento nell’altoforno fiorentino.

San Lorenzo, estate ’22. L’anticiclone di turno soffia il suo alito bollente sul centro storico fiorentino (ri)allestito ormai da mesi in modalità mangificio a uso e consumo dei visitatori. I tavolini – in strada a tariffa agevolata – sono affollatissimi ma stile e garbo non stanno di casa qui.

La ’exit strategy’ dalla crisi – in gergo la ’strategia d’uscita’ – in barba a ogni promessa di reset del turismo caciarone continua a basarsi al momento su grandi lavagne sparpagliate tra il Duomo, San Marco e piazza Signoria con su scritto a gessetto ’bistecca minimo 500 grammi con le patate a 15 euro’, ’birra medium (?) a 5, lasagna e bicc. vino a 10 o su chincaglierie dìogni genere, dalle gonfdole di Venezia alle parti intime del David colorate ed esibite sui grembiuli.

Già l’anno scorso avevamo annotato sul taccuino molte più tracce di ’usato garantito’ (fatto di schiacciatine con la crema di funghi e finocchiona che strabordavano dai banchi trasformando strade eleganti in una specie di casbah) che di nuove strategie per rendere le visite del centro storico più sobrie e slow. Quest’anno, puntuale, la conferma. Firenze massacrata dalla crisi torna a far cassa badando poco alla forma (ognuno apparecchia con i colori che gli pare) e parecchio alla sostanza. E così è anche se non ci pare.

Eppure Palazzo Vecchio era corso ai ripari mettendo paletti assai più stringenti rispetto all’estate scorsa limitando drasticamente il numero dei tavolini all’aperto e applicando regole più stringenti per garantire il decoro. "L’obiettivo del regolamento di quest’anno era fare tesoro dell’esperienza degli anni precedenti, "riequilibrando le esigenze dei titolari dei locali con quelle dei residenti" aveva spiegato nelle scorse settimane l’assessore al commercio Federico Gianassi aggiungendo poi: "Crediamo di esserci riusciti, perché lo scorso anno le procedure furono complessivamente 1.600 mentre quest’anno sono 650". Sforzo lodevole ma che a quanto pare in molti non hanno recepito anteponendo il cattivo gusto e il guadagno facile all’armonia di una città che orima perde pezzi d’identità e fascino un giorno sì e l’altro pure.

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