FRANCESCO
Cronaca

Artisti fiorentini alle Tamerici di Montecatini

Gurrieri

La nostra più grande città termale, alle prese con una faticosa rimonta della sua identità e vocazione internazionale, sta ricordando i 150 anni della nascita di Galileo Chini che, proprio qui, negli stabilimenti termali, nel Palazzo Comunale e altrove ha lasciato gran parte della sua opera. E grazie alla intuizione del vicesindaco e assessore alla Cultura, Alessandro Sartoni (con cui collabora Roberto Giovannelli) lo fa nel modo più intelligente: proponendo artisti contemporanei. Così, questa volta è toccato a due fiorentini: Alessandro Gioli e Andrea Granchi, entrambi accademici della nostra Accademia delle Arti del Disegno. Ma ciò che i due artisti hanno esposto e raccolto in catalogo (NuovAlinea) non è solo una mostra d’arte. E’ anche un evento per riflettere, una sollecitazione etica e filosofica. Lo è perché, ciascuno con la propria personalità, esprime se stesso: Sandro Gioli l’architetto e Andrea Granchi il pittore, spingono e caricano ontologicamente i loro temi. Tematizzano intensamente i loro soggetti, collocandoli ben oltre il loro valore figurativo e artistico. Gioli propone di allontanarsi dal trash confusionale delle grandi città, tornando a guardare con luminosa chiarezza i palazzi, le strade, gli spazi, depurati dal degrado che ci circonda, con un’architettura cristallina, quasi richiamando lo statuto vitruviano delle origini. Ontologia dell’Architettura: provocazioni per tornare a un linguaggio proprio, dove gli alberi e il verde dialogano con gli edifici e fanno da promemoria all’oggi. E non è certo da meno la filigrana tematica del soggetto forte di Granchi: quell’uomo e la sua ombra, indissolubilmente legati a un unico inestricabile destino. Tema esistenziale e metaforico a cui nessuno si sottrae e può sottrarsi. Tema forte e insistito col quale Granchi, da sempre, pone come irrisolto nei diversi contesti in cui quel personaggio (che in definitiva rappresenta l’umanità) è collocato. Quell’ombra, ora più lunga ora più breve, non ci lascia mai, sorta di damnatio, a confermare il valore simbolico di questa pittura.