Gli altri rischi della pandemia. La necessità di un antidoto alla paura

Il commento di padre Fortunato

Padre Enzo Fortunato

Padre Enzo Fortunato

Firenze, 12 ottobre 2020 - Ci eravamo illusi, pensavamo di esserne usciti. E invece la tempesta Covid-19 ci sta nuovamente attaccando. È una guerra invisibile e il rischio è che emerga un atteggiamento: il «si salvi chi può». Papa Francesco, nella sua enciclica Fratelli tutti, ci mette davanti a questo pericolo. «Il “si salvi chi può” - dice Bergoglio - si tradurrà rapidamente nel “tutti contro tutti”, e questo sarà peggio di una pandemia». Il rischio è la cattiveria, mentre occorre ed è possibile - suggerisce il Pontefice - «esercitare la gentilezza» per essere «stelle in mezzo all’oscurità». I siti web e le tv, Rai, Mediaset e i network internazionali, hanno veicolato gesti indelebili. Papa Bergoglio con la “gravità” del suo gesto, portandosi fuori Roma, sfidando le incertezze, è come se avesse voluto che la nave del pianeta Terra trovasse un porto sicuro nella città di san Francesco. Per riorientare le rotte del mare, gli orizzonti del cielo, il cammino dell’uomo. Quattro potrebbero essere i serbatoi della consapevolezza. Il primo è quello di guardare ai modelli. Il secondo, il «farsi pellegrini», ce l’hanno regalato gli uomini e le donne che sono arrivati per la festa del Patrono d’Italia. Dalla politica - erano presenti il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e i ministri Luigi Di Maio ed Elena Bonetti - agli uomini di chiesa, fino ai semplici cittadini. La terza consapevolezza che ci regala la casa di san Francesco è un ragazzo, Carlo Acutis: un quindicenne che è diventato “fenomeno”. Non c’è sito, non c’è famiglia, non c’è persona, giovane o anziana, che non ne sia colpita. E parafrasando un pensiero di Carlo, “influencer di Dio”, chi si pone davanti al sole si abbronza, chi si pone davanti a Dio diventa santo, possiamo dire che chi si pone davanti alle cose diventa un pezzo di mobilia, mentre chi si pone davanti agli uomini, diventa più uomo. Ieri, infine, l’altra consapevolezza: la marcia della pace. Una “catena umana” da Perugia ad Assisi che ha come motto “time to peace, time to care”. È tempo di pace, è tempo di prendersi cura, di occuparsi dell’altro. Dopo l’inchiostro versato dal Papa argentino sulla tomba di Francesco, sulla piazza della città della pace i giovani hanno scritto: Fratelli tutti... felici tutti.

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