Per Barnini una sfida regionale?. Gli auguri di Giani fanno rumore

Bagno di folla alla festa di fine mandato della sindaca: il governatore della Toscana tra gli ospiti d’onore. Un viaggio nella storia degli ex amministratori empolesi alla ricerca di indizi per (caute) previsioni....

Per Barnini una sfida regionale?. Gli auguri di Giani fanno rumore

Per Barnini una sfida regionale?. Gli auguri di Giani fanno rumore

di Bruno Berti

Il presidente della Regione, Eugenio Giani, è una persona cortese e ha fatto gli auguri per il futuro al sindaco di Empoli al termine della presentazione dei risultati dei cinque anni di governo nella sua seconda esperienza (2019-2024) da prima cittadina in via Del Papa. L’iniziativa si è svolta giovedì sera al Palazzo delle Esposizioni di piazza Guido Guerra di fronte a un vasto pubblico che ha applaudito spesso e volentieri. Quell’augurio potrebbe concretizzarsi, tra non molti mesi, nel 2025, quando si tratterà di rieleggere il consiglio regionale toscano e il presidente. Il cammino dei sindaci di Empoli che hanno lasciato l’incarico, almeno dal 1985, ha previsto quasi sempre (ad eccezione di Luciana Cappelli per motivi di salute) il passaggio in consiglio regionale, ovviamente nelle fila del Pci e successive denominazioni, fino al Pd. E considerando che le Regioni ci sono dal 1970, non è un risultato da poco.

All’inizio la scelta sancì il riconoscimento del peso politico ed elettorale dell’Empolese (la federazione sarebbe arrivata solo nel ‘91), poi è diventata un’abitudine, anche se in politica non si deve mai dormire sugli allori. Il primo a fruire di questa opportunità (anche se in consiglio nei 5 anni precedenti c’era stato un empolese di ritorno, Rino Fioravanti, ex sindacalista dei contadini, dove era arrivato fino ai vertici romani) fu Silvano Calugi, che entrò nel palazzo regionale dopo cinque anni di mandato nel 1985 e che per un periodo fu anche assessore. Poi toccò a Varis Rossi, dal 1995, anche lui per due legislature, a cui fece seguito Vittorio Bugli che, avendo terminato il suo secondo mandato nel 1994, per un anno ricoprì il ruolo di presidente della società cassaforte delle partecipazioni azionarie dei nostri Comuni, e oltre, nelle grandi aziende di servizi, come Acque e l’allora Publiambiente. Poi fu eletto in Regione, dove ha ricoperto anche l’incarico di assessore. Quindi è toccato a Enrico Sostegni, che nel 2025 avrà terminato il suo secondo mandato.

E allora si potrebbero concretizzare le possibilità di Barnini che, ricordiamolo, a suo tempo è stata data in corsa sia per la carica di segretario regionale del Pd che per quella di governatore della Toscana. Nella serata dei bilanci Barnini ha sottolineato di non apprezzare la decrescita felice, perché le imprese ci devono essere poiché il lavoro è uno dei più importanti aspetti della coesione sociale. Per la prima cittadina un’iniziativa molto importante è stata poi quella del Piano strutturale intercomunale, una sorta di Piano regolatore di zona, che è la concretizzazione di un’ambizione concepita da anni ma che non aveva mai trovato una concretizzazione. Talvolta la cultura non è ai primi posti, tra le attività degli enti locali, anche per una banale questione di carenza di fondi, ma per Barnini lo è stata.

A lei si deve il concepimento del nuovo teatro, il Ferruccio (per cui il Comune ha ricevuto ben 78.800 donazioni). Non diciamo la nascita, visto che lei potrebbe non vedere da sindaco l’inizio dei lavori: il cantiere dovrebbe essere aperto a giugno, che è anche il mese in cui si vota, il 9. E in questa sorte sarebbe in compagnia dei suoi predecessori, a partire da Rossi: il consiglio comunale da lui presieduto fece fare i primi passi a quella che prima era solo un’idea che era presente in alcune frange della società, soprattutto giovanili. Dopo aver ottenuto una sostanziosa dose di applausi, Barnini ha lasciato la parola agli assessori che con lei hanno collaborato.

E a questo punto la sensazione che l’evento fosse stato ben preparato, con una regia sapiente, è diventata realtà. I componenti della sua squadra non hanno fatto un elenco, più o meno affascinante, delle cose fatte, bensì hanno raccontato la loro esperienza, o di sé, come se dovessero scrivere una lettera. Una scelta che ha reso molto più umani uomini e donne che nella loro attività hanno avuto, come sempre accade, anche il gravoso compito di dire dei no. E così, un esempio per tutti, l’assessore al sociale Valentina Torrini ha reso omaggio a don Renzo Fanfani, il prete operaio di Avane che frequentava la Casa del popolo.