Tutta la magia e la fatica di essere donna, secondo Marta

A Castelfiorentino su il sipario su 'La semplicità ingannata'

Marta Cuscunà torna al teatro del Popolo

Marta Cuscunà torna al teatro del Popolo

Castelfiorentino, 5 dicembre 2018 - Il lusso di essere donne protagonista da raccontare. Come? Con la ‘complicità’ di pupazze pensate e create per raccontare una storia tra denuncia e presa di coscienza. E’ impresa riuscitissima per Marta Cuscunà, talento del palcoscenico, avvicinatasi al teatro con il laboratorio Fare teatro ideato dall’attrice Luisa Vermiglio e formatasi con Prima del Teatro, scuola europea per l’arte dell’attore.

Sarà a Castelfiorentino domani, giovedì 6 dicembre, alle 21 con ‘La semplicità ingannata’ nella sezione Teatro civile/La nostra storia (info su www.teatrocastelfiorentino.it). Un copione capace di coinvolgere il pubblico sapientemente, spingendolo a pensare sulle profonde contraddizioni che oggi riguardano la figura femminile.

Da dove nasce questo progetto?

«E’ la seconda tappa di una trilogia sulla resistenza al femminile. L’obiettivo è raccontare esempi di femminista per andare oltre lo stereotipo della donna avida di potere nel tentativo di prendere il posto dell’uomo».

E’ un viaggio di consapevolezza?

«Mi è sembrato utile anche per la mia generazione recuperare il senso della rivendicazione del femminismo per mostrare come tutto questo non sia poi così risolto».

E per farlo ha scelto una storia vera…

«Una storia che si è svolta nel convento Santa Chiara di Udine con protagoniste le clarisse, in un tempo, il Cinquecento, dove avere una figlia femmina era un problema piuttosto grosso vista la dote matrimoniale e la monetarizzazione della bellezza femminile. Così molte donne erano avviate al convento».

In convento, nello spettacolo da lei raccontato, scatta la ‘rivoluzione’.

«Le monache attuarono una forma di resistenza unica, trasformando quel luogo in uno spazio di contestazione e libertà di pensiero, attraverso grande cultura e solidarietà. Concetti che valgono ancora oggi, purtroppo spesso trascurati».

In che senso?

«In Italia, le donne devono ancora imparare quanta forza dà essere in rete, unite. E’ un po’ un nostro limite. Il patriarcato è ancora molto forte. Ma in un periodo storico in cui il sistema ci sta mostrando che siamo in discesa, credo che l’alternativa sia immaginare un sistema sociale diverso. Come fatto secoli fa dalle clarisse».

Insomma, il suo spettacolo accende il dibattito...

«Il pubblico del Teatro del Popolo, che già conosco, è molto interessata ad approfondire aspetti storici, è disponibile a cogliere segnali. E i miei lavori ne danno visto che, in virtù della mia collaborazione con il centro di arte performativa Centrale Fies, ho una modalità di lavoro con tempi lunghi. Fatta di ricerca e approfondimento».