La pandemia, sentirsi soli nell’anno dell’odio

L'editoriale della direttrice de La Nazione

La direttrice de La Nazione Agnese Pini

La direttrice de La Nazione Agnese Pini

Firenze, 22 novembre 2020 - C’eravamo tanto amati, una volta. Forse. Fatto sta che questo 2020, annus horribilis in procinto di avvicinarsi alla data di scadenza, ci restituisce, insieme alle macerie della pandemia, anche le macerie di un Paese che non si era mai tanto odiato. Si odiano le istituzioni, le regioni odiano il governo e non c’entra più neppure il colore politico: si odiano a prescindere.

Si odiano i commercianti, i non garantiti odiano i garantiti, si odiano gli statali e i liberi professionisti, i negozi di alimentari che restano aperti e quelli di cappotti che devono chiudere, si odiano gli insegnanti e i ragazzini che non possono andare in classe e che protestano davanti alle scuole.

Odiamo perfino i medici, anche quelli che ci salvano la vita perché abbiamo smesso di credere in loro, e quelli che non rispondono ai telefoni di mamme e di figli addolorati e preoccupati per i propri cari perché «ormai non ce la facciamo più, siamo troppo pochi e il covid ci stritola». Si odiano i vicini di casa, si odiano i sindacati e le associazioni di categoria, le imprese che fanno lo sciopero delle tasse, come in Toscana, e i ristoratori e i baristi che protestano da soli perché odiano chi una volta li rappresentava: «Non ci fidiamo», dicono. Odiamo i farmacisti e le farmacie e le case farmaceutiche che «fanno i soldi sulla nostra salute», i giovani odiano i vecchi che li costringono a stare a casa, e i vecchi odiano i giovani che se ne fregano della salute di tutti.

I sani odiano i malati, e i contagiosi i non contagiosi. Odiamo i virologi che vanno in tivù «a farsi pubblicità», e i giornalisti che «non dicono il vero e speculano sul terrorismo mediatico». I politici in toto, che un tempo conquistavano il podio dei più odiati diventando un valido sfogatoio alle frustrazioni nazionali, sono ormai talmente in buona compagnia che neppure te ne ricordi più di quando potevi legittimamente permetterti di odiare solo loro, e ti sentivi soddisfatto così.

Non ci eravamo mai tanto odiati, e lo ha ricordato qualche giorno fa il presidente Mattarella, con un appello a «tornare uniti». Chissà se lo ascolteremo. Non ci eravamo odiati così tanto forse dai tempi delle tensioni degli anni ‘70, quando almeno c’erano degli schieramenti distinti, delle fazioni chiare. Mentre oggi siamo tutti contro tutti, e finiamo per sentirci semplicemente molto soli.

Tra un mese è Natale, e non sappiamo ancora che Natale sarà. Ma ieri sera, mentre passeggiavo sotto le meravigliose luminarie a pioggia di una via Tornabuoni deserta e straniante, a Firenze, ho pensato che è proprio così: non ci eravamo mai sentiti tanto soli, come oggi.