Luana, William e gli altri giovani del Quarto Stato

Un secolo dopo

Agnese Pini, direttrice de La Nazione

Agnese Pini, direttrice de La Nazione

Firenze, 1 maggio 2022 - William De Rose aveva 30 anni, di professione faceva le consegne per Deliveroo. Il 25 marzo stava in sella al suo motorino, come ogni sera, per portare a domicilio un’ordinazione. È morto all’ora di cena, nella sua Livorno, schiantandosi a un incrocio contro una Maserati. Stava lavorando. Oggi, chi fa il rider a tempo pieno guadagna in media 840 euro al mese.

Lorenzo Parelli di anni ne aveva appena 18, e stava completando il percorso di alternanza scuola-lavoro in una fabbrica in provincia di Udine. Il 21 gennaio è rimasto schiacciato da una trave di acciaio di 150 chili: era il suo ultimo giorno di stage.

Luana D’Orazio aveva 22 anni, e l’avevano assunta come operaia in una ditta tessile a Montemurlo, Prato. Il 3 maggio di un anno fa è stata uccisa dai rulli dell’orditoio a cui era addetta, privato delle necessarie protezioni di sicurezza, secondo i periti della procura. Guadagnava meno di mille euro al mese. Aveva un bambino di cinque anni.

Ieri mattina guardavo il Quarto Stato di Pellizza da Volpedo, arrivato da Milano a Firenze, nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, dove resterà per due mesi. Nelle tre figure in primo piano, due uomini e una donna che tiene in braccio un neonato e che guida, con incedere calmo e a piedi scalzi, la folla compatta - il Quarto Stato, appunto - ho rivisto William, Lorenzo, Luana. È passato oltre un secolo da quando fu realizzato quello straordinario dipinto: l’artista, era il 1898, lo dedicò ai braccianti e agli operai che dovevano e volevano costruire un nuovo modello di società. Una nuova dignità del lavoro. Sergio Risaliti, il direttore del Museo del Novecento, ieri l’ha definita la “sacralità del lavoro”. Siamo davvero riusciti a costruirlo, quel nuovo modello? Nel nostro Paese, uno dei più industrializzati - siamo nel G7, siamo la seconda manifattura d’Europa - tra il 2018 e il 2021 sono morti 4.713 lavoratori, meno di una donna su due ha un impiego, lo stipendio medio è di circa 3mila euro all’anno inferiore alla quota europea, mentre il 36% degli under 35 in 12 mesi non arriva a guadagnare 10mila euro (secondo il rapporto 2021 realizzato dal Consiglio nazionale dei giovani con Eures).

Ma se i numeri hanno il difetto di suonare freddi e talvolta vuoti, pur nella loro drammatica precisione, non possiamo non vedere con chiarezza quanto la generazione che adesso si affaccia faticosamente nell’età adulta - cercando affrancamento e riscatto, autonomia e realizzazione - debba fare i conti con un’Italia che da lungo tempo non è più capace di costruire la strada su cui i più giovani possano coltivare le aspirazioni e i talenti. Oggi, primo maggio, mentre si celebra la Festa del Lavoro, non dimentichiamoci allora questo: che il Quarto Stato è Luana, è William, è Lorenzo. È prima di tutto generazionale, ed è ancora fatto di diseguaglianze e di ingiustizie di fronte alle quali non si può rispondere con un’alzata di spalle.