Un'esca per il Pd

Il commento della direttrice de La Nazione

Agnese Pini

Agnese Pini

Firenze, 15 settembre 2019 - All'alba del suicidio salviniano pareva essere solo un’alleanza di emergenza. Ora, neppure un mese dopo, sta scivolando in un matrimonio di sostanza. Le buone ragioni della politica ci stanno tutte. Come si dice: il nemico del mio nemico è mio amico. Il nemico comune chiamato Lega sta avvicinando inesorabilimente piddini e pentastellati, e il banco di prova è l’Umbria, che con le sue elezioni regionali del 27 ottobre rischia di essere l’incubatrice di una nuova creatura politica fino a poche settimane fa fantasmagorica.

Del resto da giorni le sirene democratiche – salvo resistenze interne – chiedevano un «dialogo responsabile» anche in chiave locale con gli ex rivali a 5 Stelle. A cominciare proprio da quella terra di mezzo che per la prima volta potrebbe portare al giudizio delle urne l’asse giallorosso. Venerdì la viceministra degli Esteri Marina Sereni (Pd) si era lanciata: «In Umbria abbiamo un candidato civico che porta avanti molti temi affini a quelli del M5s...». Oggi Luigi Di Maio, con una lettera che pubblichiamo in esclusiva sul nostro giornale, apre a un’ipotesi di soluzione che sembra remare dalla stessa parte.

Parafrasando: «Avanti un civico di spessore». E ancora: «Non litighiamo sulle poltrone». Un appello che sa di apertura (la prima, così netta) e che sembra suggerire: troviamo un nome per non scornarci, e uniamo le forze. Il civismo, dunque, potrebbe diventare il nuovo ombrello (o cuscinetto) per rendere meno aspra una vicinanza che ancora procura non pochi maldipancia. Soprattutto agli elettori. E poco importa, a questo punto, se furono proprio i pentastellati a innescare la miccia giudiziaria che portò alla disfatta della giunta Marini.

Il vero problema, semmai, sembra essere il tempo. Sempre stando al caso umbro, restano due risicatissime settimane per presentare le liste. Vi sembrano troppo poche per trovare un accordo? Ebbene, a Roma ci hanno messo molto meno per: 1) far cadere un governo; 2) scongiurare le urne; 3) neutralizzare la destra made in Salvini; 4) formare un nuovo governo con un’alleanza nata da zero. I giochi, signori, sono apertissimi.