Gli anticorpi di cui un Paese ha bisogno

La forza delle competenze

La direttrice de La Nazione, Agnese Pini

La direttrice de La Nazione, Agnese Pini

Firenze, 22 maggio 2022 - Sì, è vero. Siamo in un momento della storia per certi versi drammatico. Ed è drammatico, questo momento, perché sta profondamente e radicalmente cambiando i connotati del nostro stesso tessuto economico, sociale, civile. Non c’è cambiamento senza crisi, mentre la frase non si può ribaltare: talvolta ci sono crisi che non producono cambiamento, ma che si risolvono in loro stesse, condannandoci a un immobilismo destinato a portarci più indietro sulla linea accidentata del progresso. In economia questo processo viene chiamato recessione, però la recessione non è solo economica. Può diventare anche sociale, culturale, morale.

Nel mezzo di una guerra, e al guado di una pandemia globale, la domanda che dunque dobbiamo porci è se il nostro Paese abbia oggi, nel 2022, gli anticorpi necessari per superare questa crisi trasformandola nel cambiamento necessario a renderlo migliore. Non sono parole vane. Il nostro passato recente ci dimostra come in altri momenti drammatici questi anticorpi siano stati utili, e straordinariamente importanti, per traghettarci fuori dalle sacche più oscure della storia.

Tutto ciò che abbiamo costruito dalla fine della seconda guerra mondiale ne è l’esempio più dirompente e lampante: democrazia, diritti, lavoro, ricchezza, cultura, ricerca, produttività. E adesso? Per rispondere a questa domanda difficilissima mi sono venute in soccorso le parole illuminanti, e incredibilmente dure ed efficaci, che ieri Elena Cattaneo ha detto durante la sua lectio magistralis al Collegio universitario di Pavia. Andrebbero, quelle parole, sottoscritte e ricordate come monito per le generazioni presenti e future. Elena Cattaneo è una senatrice a vita, è una scienziata che ha condotto studi fondamentali sulle cellule staminali

. Ha detto che «l’Italia è un Paese di grandi scuole e di grandi intellettuali, in qualsiasi ambito scientifico e culturale». Ha detto anche, però, che «siamo sempre in bilico tra competenze e superstizione: siamo il Paese di Stamina, dei Di Bella, del rifiuto ideologico degli Ogm». Così, mentre la senatrice ricordava le ultime grandi polemiche, le fake news che hanno inquinato il mondo scientifico degli ultimi tempi, non ho potuto fare a meno di pensare alle tante altre fake news ideologiche che hanno rallentato, inquinato, annichilito il nostro sviluppo e le nostre potenzialità. Ma Elena Cattaneo non si è limitata a fotografare il chiaroscuro tutto italiano, nelle sue contraddizioni e nelle sue giravolte. Ha individuato anche la strada da percorrere perché alcune di queste contraddizioni possano trovare una risoluzione che vada oltre le buone intenzioni, e i giusti propositi. E questa strada si chiama merito. Le sue parole sono importanti, e bellissime: «Il merito è anche una questione di moralità, che deve contemplare la libertà e le pari opportunità».

Ecco: non si sente abbastanza associare la parola merito ai concetti di moralità, libertà, opportunità. Ma la strada stretta di un Paese in crisi, se ha una chance di cambiare in meglio, non può prescindere da questo comandamento.