Poesia e desiderio nelle lettere di Artemisia Gentileschi

I cinque scritti, indirizzati all’amante ventenne, rivelano i tormenti della pittrice che grazie ai suoi dipinti ottenne indipendenza e successo

Un autoritratto della pittrice

Un autoritratto della pittrice

Firenze, 15 febbraio 2020 - «Per il gran disiderio che io ho di vedervi sto quasi quasi per vinire costì con l’occasione del quadro...» «Io non mi struggo, se non di non vedervi appresso, che sapete puro che vi aspetto come s’aspetta la grazia di Dio». 

Poesia, passione, desiderio. Cinque lettere d’amore che svelano l’animo tormentato e passionale di Artemisia Gentileschi, l’artista emblema della violenza contro le donne, ma anche simbolo della forza, della ribellione e del riscatto. Non a caso è stata la prima artista donna nella storia ad aver ottenuto la sua indipendenza e il successo attraverso la sua formidabile arte.

Nello scambio epistolare col suo amante ventenne, Francesco Maria Maringhi, ricco rampollo di un’antica famiglia dell’aristocrazia fiorentina, si ricostruisce una storia a tratti torbida, fatta pittura, denaro, potere.

Queste lettere, appena restaurate, fanno parte delle quarantadue conservate nell’Archivio dei Marchesi Frescobaldi e presentate ieri a Palazzo Frescobaldi, prima di volare a Londra per la più grande mostra mai realizzata nel Regno Unito su Artemisia Gentileschi.

«La scoperta di questo carteggio ha completamente cambiato la percezione della vita e dell’opera dell’artista e del suo universo creativo, nuova luce viene anche proiettata sulla sua tecnica pittorica», spiega il professor Francesco Solinas, che ha ritrovato le lettere durante i suoi studi nell’Archivio della nobile famiglia fiorentina.

I testi dalla prosa scorretta ma profonda, sgrammaticata ma colta che citano Petrarca e l’Ariosto, Ovidio, Michelangelo e il Tasso, saranno esposti dal 4 aprile al 26 luglio alla National Gallery presso la Sainsbury Wing, insieme alle opere della coraggiosa e rivoluzionaria pittrice sposata con Pierantonio Stiattesi, autore anche lui di quattordici scritti indirizzati allo stesso gentiluomo, alcuni ritrovati nell’Archivio dei Marchesi Frescobaldi e restaurati. A breve sarà anche ripubblicata la nuova edizione completa delle Lettere di Artemisia, edizioni De Luca.

Le lettere di Artemisia a Francesco Maria Maringhi, che fu amministratore dei beni della famiglia Frescobaldi, «rappresentano documenti unici nel loro genere per entrare nella vita privata e psicologica di questa grande artista italiana - spiega Tiziana Frescobaldi - Ed è per noi un grande onore essere sostenitrice della più illustre pittrice dell’età barocca, durante il suo periodo fiorentino, e aver conservato queste preziose lettere».

Artemisia seguì l’esempio di Lavinia Fontana, nata a Bologna nel 1552 e morta a Roma nel 1614, illustre “attrice” e modello ideale. Fu da lei che adottò e sviluppò il “genere femminile” in espressioni altamente teatrali che rappresentavano storie e leggende di donne sante ed eroine del Vecchio Testamento. Il “genere femminile” era infatti un nuovo sottogenere della pittura nato dalla controriforma cattolica e creato proprio da Lavinia Fontana alla fine del XVI secolo per Cardinali e Papi alle corti di Bologna e Roma.

A consegnare le preziose lettere d’amore a Letizia Treves, James and Sarah Sassoon curator di pittura italiana, spagnola e francese del XVII secolo alla National Gallery, è stata Tiziana Frescobaldi, presidente Compagnia dè Frescobaldi e direttore artistico del progetto Artisti per Frescobaldi, premio biennale d’arte contemporanea nato nel 2012, per promuovere la cultura e l’arte anche nel mondo vitivinicolo.