GIULIO ARONICA
Cultura e spettacoli

Cinema a Palazzo: ventiquattro film francesi per tutti i gusti

Fino al 30 maggio, l'Institut Français presenta tutti i lunedì ventiquattro film francesi e francofoni in versione originale con sottotitoli in italiano e inglese, il nuovo cineclub ed il ritorno di Cinedams a cura di Cristina Jandelli.

Anatomie d'une chute di Justine Triet

Anatomie d'une chute di Justine Triet

Firenze, 16 gennaio 2024 - Un millésime français. Il 2024 sarà l'anno del "riarmo" industriale, culturale e sportivo francese, come ha promesso il presidente Emmanuel Macron nella conferenza stampa di fine anno: e forse è anche per assecondare il suo auspicio che l'Institut Français propone tutti i lunedì fino al 30 maggio la rassegna "Cinema a Palazzo", il ciclo di ventiquattro film francesi e francofoni in versione originale con sottotitoli in italiano e in inglese.

Le proiezioni sono accompagnate dal nuovo Cineclub e dal ritorno di Cinedams a cura dell'ordinaria del SAGAS Cristina Jandelli, che cercheranno di contestualizzare gli autori e le opere all'interno della storia della settima arte, attingendo da documenti d'archivio inediti per approfondire il pensiero dei registi, i loro scritti e metodi di lavoro.

Il programma attraversa varie epoche esplorando tutti i generi cinematografici: da autentici cult del thriller orrorifico, come "Les yeux sans visage" (1959) di Georges Franju e "Les Diaboliques" (1954) di Henri-Georges Clouzot, ai biopic su "Van Gogh" (1991) di Maurice Pialat e "Barbara" (2017), pseudonimo della cantautrice e attrice francese Monique Andrée Serf, per la regia di Mathieu Amalric; dal focus sul cinema spirituale e minimalista di Robert Bresson ai successi più recenti, come la commedia in costume "Mon Crime" di François Ozon e il dramma giudiziario e familiare "Anatomie d'une chute" di Justine Triet, che ha ricevuto la Palma d'Oro a Cannes e due Golden Globes. 

Nel mezzo, tanti maestri del cinema d'Oltralpe, spesso meno conosciuti dal grande pubblico: dal padre del polar Jean Pierre Melville, celebrato con i due film "24 heures dans la vie d'un clown" (1946) e "Bob le flambeur" (1955), a quello del musical Jacques Demy, che con "Les Demoiselles de Rochefort" (1966) ha ispirato "La La Land" di Damien Chazelle; senza trascurare il filone politico e documentarista, rappresentato dal regista di origini greche Costa Gavras - omaggiato con la proiezione del thriller fantapolitico "Z" (1969), premiato con l'Oscar internazionale - e dalla figura enigmatica di Chris Marker, ricordato con le sue opere più famose, lo sperimentale "Sans Soleil" (1982) e il cortometraggio di fantascienza "La Jetée" (1962), che con la sua distopia ha influenzato direttamente "L'esercito delle dodici scimmie" di Terry Gilliam.