Umbria, l'allarme dello Spi-Cgil: "Nelle aree interne si muore prima"

Il segretario Mario Bravi: "Chi vive nella fascia appenninica sconta una serie di disservizi sanitari, tra cui l'accesso ai servizi d'emergenza e meno prevenzione per mancanza di strutture e personale medico"

Mario Bravi (Spi-Cgil)

Mario Bravi (Spi-Cgil)

Perugia, 3 febbraio 2022 - "Nelle zone interne e appenniniche della nostra provincia si muore prima e di più e la causa non è solo da imputare al Covid!". Lo dichiara Mario Bravi, segretario provinciale dello Spi Cgil di Perugia sulla base del  risultato di una ricerca condotta sul campo dal sindacato utilizzando ed elaborando i dati Istat.

I numeri:

"Nel mese di ottobre 2021, confrontato con i dati dello stesso mese degli anni precedenti (media 2015-2019), queste sono le differenze. Norcia:  7 decessi contro i 4,9; Nocera Umbra,  7-5; Gualdo Tadino 18 decessi, contro i 16 degli anni precedenti; Gubbio 45 decessi contro i 33,6. La differenza - osserva Bravi - è solo in parte addebitabile al Covid, che ha visto aumentare i decessi in provincia di Perugia del 14%.Qui il gap è molto più consistente e rilevante.In provincia di Perugia 20 comuni su 59 ricadono nelle aree o zone interne.Si tratta del 33% del territorio, dove vive il 12% della popolazione complessiva".

Le cause del fenomeno

Perchè si muore prima? "Le principali difficoltà che vivono le persone che abitano in queste aree sono: tempistiche di accesso ai servizi di emergenza, l’accesso ai servizi domiciliari, la minore disponibilità di medici di medicina generale,  la scarsità di pediatri di libera scelta e guardia medica, la minore attenzione alla continuità delle cure nelle malattie croniche, la difficoltà nei collegamenti telematici , legati alla telemedicina, la minore attrattività di tali aree per il personale sanitario.Per tutti questi motivi - osserva lo Spi Cgil -  nelle aree interne la vita è più breve.Vi è un minore accesso alle cure ambulatoriali e ospedaliere, i tempi di soccorso sono piu’ lunghi(pensiamo alla Valnerina), il monitoraggio delle malattie croniche è meno puntuale".

L'ira del sindacato

"La missione 6 del PNRR parla della casa come primo luogo di cura, a prescindere dal luogo di residenza. Questa rischia di essere una frase fatta senza conseguenze reali sulla vita delle persone! Serve riaccendere i riflettori sulle zone interne e realizzare concretamente un vero decentramento territoriale.Chi risiede in questa parte del territorio umbro  non può assistere a questo ”divario di cittadinanza”, nella consapevolezza di non poter essere considerati nella Repubblica Italiana cittadini di serie B".

Silvia Angelici