Resort in Costa San Giorgio, oggi la delibera. Opposizioni sul piede di guerra

In consiglio comunale il voto per il via libera alla trasformazione dell’ex ospedale militare in albergo di lusso. Infuria la polemica

Ex caserma San Giorgio, Costa San Giorgio

Ex caserma San Giorgio, Costa San Giorgio

Firenze - 13 dicembre 2021 -  È il giorno di Costa San Giorgio. Il più nero per le opposizioni di Palazzo Vecchio – sinistra critica in primis e centrodestra in seconda battuta – e per i movimenti della società civile fiorentina, associazioni ’lancia in resta’ e un nutrito gruppo di intellettuali che chiede a gran voce di bloccare il piano. Quello della svolta per chi (in questo caso il magnate argentino Alfredo Lowenstein che, con fiuto innegabile, ha visto nell’ex monastero e poi scuola di sanità militare d’Oltrarno una potenziale miniera d’oro per il turismo di lusso. Si votano infatti oggi in Consiglio comunale le due delibere che riguardano l’ex caserma Vittorio Veneto: la variante al regolamento urbanistico e l’approvazione del progetto unitario convenzionato. Annunciate in scaletta polemiche a go go con numerosi atti dei consiglieri di opposizione. Nelle ultime settimane il dibattito si è riacceso finendo perfino per portare a uno scontro intestino tra il governo fiorentino di ieri (la giunta Domenici) e quello di oggi. Nei giorni scorsi l’assessore all’urbanistica Cecilia Del Re premettendo che avrebbe "preferito che il bene rimasse pubblico" ha precisato in un’intervista al Corriere Fiorentino che gli spazi del resort saranno comunque aperti di volta in volta (tra le altre cose "visite agli affreschi dei chiostri nelle domeniche del fiorentino e terrazza giardino accessibile a tutti, spazi per artigiani, mostre"). Nei meandri del dibattito Del Re ha però voluto precisare che "l’amministrazione Domenici nel 2003 alla firma del protocollo chiese destinazioni pubbliche per l’ex caserma, ma l’allora governo Berlusconi andò a diritto inserendo il complesso nell’elenco dei beni da alienare", quindi "il Comune non potè esercitare il diritto di prelazione per gli impedimenti legati al patto di stabilità" e che "questi sono i fatti che hanno portato alla privatizzazione". Palla subito respinta da Domenici e i suoi: "Il complesso è stato venduto da Cassa depositi e prestiti a Lowestein nell’ottobre 2015. Fino ad allora era di proprietà pubblica. Il Comune avrebbe avuto, e ha tuttora, la possibilità di regolare in modo più consono alle esigenze del quartiere". Controreplica del sindaco Dario Nardella: "Per recuperare un bene di tale valore, non era possibile stabilire a priori le destinazioni d’uso, e per questo fu deciso di imporre al privato l’espletamento di un concorso internazionale di idee per individuare le funzioni compatibili". Palazzo Vecchio poi ha firmato una convenzione con il privato, per ampliare l’accessibilità pubblica. Ma la polemica non si placa. Duri Antonella Bundu e Dimitrij Palagi (Sinistra Progetto Comune): «Se la maggioranza che si dice “progressista” non percepisce lo scandalo di vedere un pezzo di città diventare esclusivo ed escludente, a favore di una minoranza assoluta della popolazione mondiale, non sappiamo che farci". Al capogruppo di Fd’I Alessandro Draghi "spaventa" la possibilità che "scavare parcheggi sotto una collina così instabile possa mettere in pericolo la sopravvivenza dell’intera area". Intanto il soprintendente Pessina annuncia "estremo rigore" sul progetto.