Coronavirus, l’impatto della pandemia sulla famiglia

Ne parliamo con la dottoressa Assunta Zingone, psicoterapeuta responsabile del Centro di Terapia Familiare di Firenze, Presidio Camerata Ne parliamo con la dottoressa Assunta Zingone, psicoterapeuta responsabile del Centro di Terapia Familiare di Firenze, Presidio Camerata

Al centro la dottoressa Zingone con parte del suo staff

Al centro la dottoressa Zingone con parte del suo staff

Firenze, 27 maggio 2020 – La situazione di emergenza sanitaria che improvvisamente ci siamo trovati a vivere ci ha costretto a fare i conti con esperienze del tutto inedite come individui e società. La famiglia in primis ne è coinvolta.

Quali i servizi offerti dal vostro Centro e quali i progetti?

“Il CTF offre un servizio specialistico di Psicoterapia Familiare in rete con i servizi del territorio sanitari, ospedalieri e sociali, con interventi strutturati di psicoterapia, all’interno del Dipartimento di salute Mentale dell’ASL Toscana Centro. Trattiamo situazioni familiari complesse e ad alto rischio. I nostri interventi vanno dalle brevi consultazioni alle psicoterapie strutturate a coppie e famiglie. E’ attivo anche un progetto regionale, per uno sportello di ascolto di coppie in crisi nella fase della gravidanza o nei primi anni di vita del bambino, in sinergia con i consultori dell’area fiorentina. Il CTF ha sede presso il presidio di Camerata a Firenze ed offre agli utenti del servizio pubblico risposte terapeutiche non parcellizzate in un’ottica di ottimizzazione delle risorse e di valorizzazione della prevenzione, per evitare la cronicizzazione, ridurre i ricoveri ospedalieri, gli allontanamenti dei minori in strutture residenziali o gli affidamenti familiari”. In tempo di Coronavirus, quali le problematiche e i disagi maggiormente riportati dalle famiglie nel vostro Centro? Il Covid che impatto ha avuto nelle famiglie?

“Per valutare l’impatto del covid, bisogna distinguere le diverse tipologie di disagi e/o problematiche delle famiglie. Le famiglie con crisi relazionali importanti e/o conflitti, hanno registrato un impatto forte delle restrizioni al domicilio, con rischi di reiterazioni di agiti violenti o di un acuirsi della conflittualità. In altre sono aumentati i vissuti di vulnerabilità e di angoscia legati al contagio e alla restrizione con una chiusura al proprio interno ed un’esperienza di sovraccarico per la gestione in toto di tutte le attività riguardanti i figli, prima delegate all’esterno. I figli di famiglie separate talvolta nella fase di lockdown si sono visti privati del rapporto con uno dei genitori o hanno assistito ad un aumento dei disaccordi. Alcune volte è stato difficile invece per i genitori contenere le crisi di rabbia e di aggressività dei figli. Nelle famiglie con patologie psichiche, l’isolamento ha amplificato un’immobilità anche nelle relazioni intrafamiliari, con aumentata difficoltà ad avvicinarsi all’altro, anche in senso simbolico. L’adattamento è stato solo apparente perché fermandosi la realtà esterna la famiglia si è sentita più protetta, ma con il ritorno alla graduale normalità il disagio emergerà con più forza rinnovando anche paure pregresse. La nostra priorità è stata quella di conciliare la sicurezza sanitaria con il bisogno di cura e trattamento, valutando le specificità di ogni situazione. Non ci siamo fermati per quelle famiglie con più alti rischi di agiti o con maggiore sofferenza psichica. Per tutti i nuclei abbiamo dato disponibilità telefonica per contenere le ansie, dare orientamento e il senso di una continuità terapeutica, pur nell’isolamento. Ciò ha permesso alle famiglie di non sentirsi abbandonate, ma anzi di poter mantenere con il terapeuta un filo oltre le distanze. Nel riprendere gli interventi si percepisce in questa fase che il rapporto terapeutico è rimasto legato ad un filo, che ha unito il terapeuta e la famiglia nel periodo del distanziamento”. La famiglia italiana in generale è sana o ammalata? Quali sono le disfunzioni più diffuse?

“Anche in questo periodo la famiglia italiana si è mostrata un luogo di contenimento e di supporto, al di là delle difficoltà che possono esserci al suo interno. Nel nucleo familiare si possono generare conflitti, angosce, talvolta consumare drammi, ma essa contiene anche le risorse per risolverli. La nostra esperienza di questo periodo lo conferma, perché abbiamo riscontrato come, pur nel disagio, le famiglie abbiano attivato ciascuna le proprie risorse per far fronte alla necessità. Certo, le famiglie che noi conosciamo presentano sempre più difficoltà di separazione, sia a livello coniugale che generazionale. Spesso le coppie separate non riescono realmente ad individuarsi nel ruolo esclusivamente genitoriale; la coppia rimane vincolata da richieste di risarcimento di vario tipo: economico, affettivo, morale, che spesso sono eccessive e confusive. Il ruolo genitoriale è in crisi, per difficoltà a riconoscere i bisogni specifici dei figli e mantenere la distanza generazionale. Ciò che noi riscontriamo tuttavia in generale è la scarsa conoscenza delle storie familiari che, non tramandate, fanno perdere il filo che lega le generazioni e che tesse una storia familiare, dove ciascuno ha un ruolo significativo “per” e “in” quella famiglia e che veicola significato alle generazioni successive. Nelle terapie che facciamo cerchiamo di far recuperare il senso di una storia familiare e di creare ponti tra modi di essere e di pensare, nessi tra gli eventi. Il rischio nella società individualista è che la famiglia perda il ruolo di connettivo tra i componenti e con l’esterno, poiché è il contenitore ed il confine nello stesso tempo. La patologia familiare spesso è anche il segnale di una perdita di questo ruolo o di uno smarrimento della propria funzione. Il nostro lavoro è quello di permettere alla famiglia di riappropriarsi di un senso e di ristabilire le connessioni interrotte tra passato e presente, tra storie ed azioni, tra i singoli e il sistema di appartenenza. In questo periodo, ciò è ancora più vero perché il contagio da covid ha messo in crisi le relazioni, il modo di stare insieme, vicini o a distanza, aumentando le incertezze e la diffidenza. Per questo è importante continuare ad offrire, in un servizio come il nostro, un lavoro psicoterapeutico specifico sulle famiglie e sulle relazioni”.