Almanacco del giorno: 9 dicembre 2020, muore Paolo Rossi. Il campione gentile

Giovanni Trapattoni lo ha pianto come farebbe un papà: “I giocatori non dovrebbero andarsene prima degli allenatori”

Poalo Rossi

Poalo Rossi

Firenze, 9 dicembre 2021 - Nell’anno più brutto, quello segnato dalla pandemia e dal Covid, il mondo si è ritrovato a dire addio a due grandi campioni, scoparsi a pochi giorni l’uno dall’altro. Dopo Maradona, morto il 25 novembre, se ne andò anche Paolo Rossi, il 9 dicembre del terribile 2020.

La sua è una storia di gioie e cadute, trionfi e riscatti. La favola dell’uomo “che ha fatto piangere il Brasile” iniziò dalla fantastica stagione col Lanerossi Vicenza: il giovane talento di Prato aveva portato la sua squadra a un soffio da un leggendario scudetto e aveva vinto la classifica cannonieri che gli aveva spalancato anche le porte della nazionale. A causa delle operazioni al menisco, alcuni erano pronti a scommettere su una carriera già finita ancora prima di cominciare. Ma la svolta arrivò grazie all’intuizione di Gibì Fabbri, l’artefice del Real Vicenza, che da ala lo spostò a centro area per mandare in rete quanti più palloni possibili. Furono due anni elettrizzanti, coi biancorossi che dominarono il campionato cadetto grazie ai 21 gol di Rossi, che anche nella stagione successiva vinse la classifica cannonieri aggiudicandosi la convocazione al Mondiale argentino.

Toccò al Perugia scommettere su di lui, ma proprio in Umbria rimase invischiato nello scandalo del calcio scommesse. Quando sfumarono gli Europei ‘80, in molti tornarono a parlare di carriera finita. Ma il destino aveva ancora molto in serbo per Paolo Rossi, che scontata la squalifica, passò finalmente alla Juve, anche se sembrava ormai l’ombra del giocatore ammirato a Vicenza. Nonostante tutto, Enzo Bearzot continuò a credere fortemente in lui e decise di portarlo in Spagna, insistendo anche dopo le prime opache prestazioni contro Polonia, Perù e Camerun. I gol e il mito erano lì, a due passi, e arrivarono uno dopo l’altro. Pablito divenne così l’immagine dell’Italia nel mondo, merito certo di quei sei gol in tre partite nell’estate del 1982: tre al Brasile, due alla Polonia e uno alla Germania in finale, che fecero riversare in strada un Paese intero, felice di festeggiare un successo atteso 44 anni e di chiudere la stagione triste degli Anni di piombo.

Aveva vinto l’Italia, ma il sigillo era di Paolo Rossi, divenuto ‘Pablito’ a furor di popolo. Un sogno che sembrava non finire più: a Natale di quell’anno vinse il Pallone d’Oro per acclamazione, il secondo italiano dopo Gianni Rivera. Dopo aver tanto gioito per le sue prodezze da fuoriclasse, quel triste 9 dicembre  2020 l’Italia intera si ritrovò a piangere non solo una leggenda del calcio e l’eroe del Mundial ’82, ma anche il campione gentile amato da tutti. Un uomo garbato e gentile, sorridente con tutti, che si è speso con generosità anche nel sociale. Sarebbe bello se il grande gioco della vita fosse un po’ come il calcio e avesse tempi supplementari per tutti. Ma non è così. E Giovanni Trapattoni ha pianto la prematura scomparsa del grande Paolo Rossi come farebbe un papà: “I giocatori – ha scritto – non dovrebbero andarsene prima degli allenatori”.    

Nasce oggi

Edoardo Sanguineti nato il 9 dicembre 1930 a Genova. Poeta, scrittore, critico e traduttore, è stato uno dei più grandi intellettuali del Novecento. Ha detto: “La poesia non è una cosa morta, ma vive una vita clandestina”.