
Fabrizio De Andrè
Firenze, 11 gennaio 2022 - Si era votato alla musica dopo il successo ottenuto da Mina con La canzone di Marinella: “Senza di lei sarei stato un pessimo avvocato” raccontò Fabrizio De André, scomparso l’11 gennaio 1999. “Ebbi ben presto abbastanza chiaro che il mio lavoro doveva camminare su due binari – disse un giorno -. L’ansia per una giustizia sociale che ancora non esiste e l’illusione di poter partecipare, in qualche modo, a un cambiamento del mondo. La seconda si è sbriciolata ben presto, la prima rimane”.
La grande lezione del cantautore genovese, è quella di aver dato risalto a chi di solito attenzione non ha. E così, gli ultimi della società, da invisibili sono diventati protagonisti immortali dei suoi versi. Oggi, in un’epoca così travagliata, si avverte ancor di più la mancanza della sua voce e del suo impegno. Come capita ai grandi autori che sono riusciti a interpretare sentimenti collettivi, e dare alla loro opera un valore universale, ciò che colpisce è il sentimento al tempo stesso di perdita e di presenza dei suoi capolavori in musica nel passaggio tra generazioni. L’amico fraterno Paolo Villaggio lo soprannominò Faber. A chi invece lo definiva poeta, lui era solito rispondere col sorriso sulle labbra: “Benedetto Croce diceva che fino ai 18 anni tutti scrivono poesie. Dopo, continuano a scriverle solo due categorie di persone: i poeti e i cretini. Quindi io, precauzionalmente, preferirei considerarmi un cantautore”.
Il concetto di mare come elemento unificante e di incontro tra culture diverse. Il viaggio attraverso le musiche del mediterraneo che ha generato ‘Creuza de ma’, album cantato in genovese ma dal respiro internazionale. L’attualità di Don Raffaè e il valore quasi evangelico dei testi di un autore non credente, che ha rielaborato i vangeli apocrifi ne ‘La buona novella’. L’universo artistico di De Andrè, che per tutta la vita si è occupato di chi “viaggia in direzione ostinata e contraria”, è stato segnato dalla continua ricerca di risposte. Le ha rintracciate esplorando la letteratura, interrogando la fede. Per lasciarle a tutti, sotto forma di poesie musicate che continuano a venirci incontro.
Da rileggere e ancora tutte da decifrare pienamente, capaci di acquistare un significato sempre nuovo col passare del tempo e il mutare dei tempi. Capolavori partoriti dal genio e dalla sensibilità di uno dei più grandi cantautori della nostra storia, che per sua stessa ammissione, ha “sempre impostato la vita in modo da morire con trecentomila rimorsi, e nemmeno un rimpianto”.
Nasce oggi
Matteo Renzi nato l’11 gennaio 1975 a Firenze. Nel corso della sua carriera politica è stato presidente della Provincia di Firenze, sindaco di Firenze e Presidente del Consiglio dei ministri.