Virus, arriva la recessione: calo del Pil, verso un "buco" da mezzo miliardo

Già in cassa oltre 50 mila aretini. Ma l’attività continua in circa 1500 aziende che hanno effettuato la comunicazione in prefettura. Abb-Fimer, fallito l’accordo sul rallentamento

Lavoratori ABB

Lavoratori ABB

Arezzo, 28 marzo 2020 - Una ventata gelida come questa, molto più fredda dell’ondata artica che sta spazzando gli aretini in questi giorni di primavera glaciale, l’economia aretina non l’aveva più conosciuta dai tempi dell’ultima guerra. Al confronto, persino le due grandi crisi del 2008 (Lehman Brothers) e del 2011 (crisi del debito sovrano) paiono piccole bufere locali. Lì non si era mai andati oltre il 2 per cento di calo del Pil provnciale, qui si andrà molto oltre.

Quanto oltre? Le stime sono ancora difformi. Secondo Prometeia, istituto di studi economici molto accreditato, il dato nazionale sarà del meno 6,5%, secondo qualche banca d’affari americana potrebbe arrivare addirittura sopra il 10. Bene, il prodotto lordo aretino vale qualcosa come 8-9 miliardi. A prendere per buona Prometeia, sarebbe una caduta grossomodo di mezzo miliardo.

A considerare invece le previsioni più pessimistiche si arriverebbe addirittura a 800 milioni. Per dare un’idea, sarebbe come se sparissero di un tratto fra le tre e le cinque UnoAerre, per dire dell’industria simbolo del distretto orafo, il gigante che insieme alla defunta Lebole ha trascinato lo sviluppo impetuoso dell’epoca del Boom. Anche il dato di quelli che vanno in cassa integrazione sta crescendo impetuosamente negli ultimi giorni di chiusura delle fabbriche.

Un calcolo che fonti sindacali giudicano fin troppo prudente parla di 70-75 mila dipendenti a casa. Anche a pensare che, come in effetti sta avvenendo, alcuni riescano ancora a sfruttare le ferie, i numeri della cassa non dovrebbero essere inferiori già ora ai 50 mila lavoratori, cui vanno aggiunte le partite Iva, ferme per la paralisi progressiva del sistema economico, le cui cifre sono più difficili da stimare.

Ci sono poi quelli che vanno avanti e cominciano ad essere una marea. Sulla prefettura sono già piovute 1.500 comunicazione di prosecuzione dell’attività da parte di imprese grandi e piccole che in gran parte dichiarano di appartenere alle filiere di coloro che non si fermano, a una media di 500 al giorno cui è difficile far fronte. Chi dice di avere i requisiti tiene aperti i battenti, toccherà poi alla prefettura di dirgli eventualmente che deve chiudere perchè non rientra nei parametri di appartenenza a una filiera essenziale di produzione o di codice Ateco di classificazione.

I casi limite, a parte l’agroalimentare che con Buitoni, Fabianelli e sigle minori ha sicuramente la deroga, sono sempre quelli di Abb-Fimer a Terranuova (mille dipendenti fra diretto e indotto), Tca a Castelluccio, e Tratos Cavi a Pieve Santo Stefano. Quest’ultima è stata diffidata dalla Cgil, lunedì potrebbe partire la segnalazione alla prefettura, che intanto prosegue, con la commissione in cui sono inserite anche le parti sociali, l’esame di una marea di pratiche ogni giorno.

La gran parte passa, ma ci sono anche casi in cui viene chiesto lo stop o un chiarimento. Alla Abb-Fimer, le due aziende eredi dell’ex Power One, è fallito per il momento l’accordo sindacale che giovedì pareva vicino, con il rallentamento dei ritmi. Per ora niente, se ne riparla la prossima settimana, in fabbrica tutti coloro che non siano in ferie o in permesso.

Si sta facendo drammatico anche il quadro degli accordi per la cassa integrazione. I sindacati chiedono quasi sempre, tranne in casi di conclamata crisi, che l’assegno dell’Inps sia anticipato dalle aziende che hanno sufficiente liquidità. L’alternativa è il ricorso al sistema bancario, che potrebbe a sua volta anticipare la cassa, salvo rivalersi successivamente sull’Inps.

Resta però il timore dei molti che rischiano di rimanere senza una fonte di entrata sicura finchè l’istituto di previdenza non comincerà a pagare, il che avviene di soiito almeno un mese dopo. Un’altra gelata che pesa su un’economia già stremata.