Vaccini, esercito disarmato: via alle assunzioni per la campagna ma rifornimenti tagliati

Dopo la Pfizer anche AstraZeneca ridurrà le dosi in arrivo: la Asl intanto lancia tre bandi, ammessi anche studenti specializzandi e pensionati

Vaccino anti Covid

Vaccino anti Covid

Arezzo, 24 gennaio 2021 - L’esercito dei vaccini. Anzi dei vaccinatori. Un «esercito» per ora disarmato, visto che i rifornimenti delle magiche fialette procedono a singhiozzo: e ora ai tagli della Pfizer si stanno per aggiungere anche quelli di AstraZeneca, il motore di tutta la campagna. Ma un esercito che comincia a serrare le fila. L’obiettivo è la campagna di massa. Fai fatica a parlarne nei giorni in cui sei costretto a centellinare i vaccini, a tenerli in frigo, a riservarli solo ai richiami e alle Rsa.

Di somministrazioni ieri in Toscana ce ne sono state comunque quasi 4000, quindi orientativamente circa 400 in provincia: ma di queste solo 619 prime dosi. Una frenata che lascia sulla strada i segni, complice un’incertezza assoluta sul piano degli arrivi. Però partono le convocazioni di Antonio D’Urso: il direttore della Asl, come avevamo anticipato ieri, ha firmato i bandi per le assunzioni.

E non solo assunzioni, perché uno è riservato ai volontari. Comunque sia vanno reperiti 200 operatori. Ognuno lavorerà su turni di sei ore. Mentre ai volontari sarà lasciata la possibilità di scegliere quanti turni settimanali se la sentono di coprire. Una chiamata generale. Anche perché se l’obiettivo è di arrivare entro settembre ad una sostanziale immunità di gregge si tratta di passare dagli attuali ritmi a migliaia di vaccinazioni al giorno.

I bandi spaziano su tre fronti. Uno cerca professionalità mediche, il secondo punta infermieri e assistenti sanitari, il terzo i volontari. E il dito di D’Urso, stile zio Sam, indica un po’ tutti. Compresi i laureandi, anzi per l’esattezza gli specializzandi: iscritti all’ultimo o al penultimo anno delle scuole di specializzazione ma buoni per la causa. E spazio anche ai professionisti in pensione, a condizione che non abbiano superato i 70 anni.

Come per terapia intensiva la Asl gioca d’anticipo. Sui letti di rianimazione erano attese le risorse della protezione civile ma visti i ritardi l’azienda ripiegò su risorse proprie. E così con le assunzioni, che pure il commissario per l’emergenza Arcuri aveva più volte promesso. In parallelo procede la preparazione di una mappa della vaccinazione: che avrà in città il suo centro al Palaffari ma si estenderà a tanti punti su tutta la provincia.

Intanto però lo stallo continua. Sul sito della Regione le curve che raccontano l’evoluzione delle dosi dal primo gennaio a oggi, calano a picco negli ultimi giorni. Che però sono anche quelli dell’escalation dei richiami.

Hanno preso slancio da venerdì, una volta acquisiti i rifornimenti che se non altro mettono al sicuro il passaggio decisivo per la protezione dal virus. Alle 19 di ieri gli aretini ormai «immuni» erano 589: in tanti hanno completato il percorso, anche se tecnicamente scatta solo una settimana dopo la dose bis. Invece il totale dei primi vaccinati è salito a 5535. Se non si arresta è per le ultime somministrazioni nelle case di riposo e per Moderna, riservato per ora al personale del 118 e a quello dell’emergenza, a cominciare dai volontari delle ambulanze.

Per far risalire la curva le prime risposte sono attese tra oggi e domani: la data del nuovo rifornimento, il cui volume resta al momento imprevedibile. Senza dimenticare le nuvole che si vanno addensando sulle potenzialità produttive di AstraZeneca. Intanto la pandemia registra un aumento di casi: stavolta sono 52, ma rimaniamo in una forbice abbastanza ristretta.

Bene l’ospedale, con terapia intensiva che si mantiene a tredici e il reparto a 62. Male, malissimo l’ennesima vittima: una signora di 93 anni, ricoverata al San Donato e morta proprio ieri. Il resto è la foto verosimile di una fase di transizione.

Nella quale spicca un dato su tutti: la crescita quasi esponenziale delle quarantene. Ieri hanno scollinato la quota 2300, insieme ai positivi siamo tornati a 3200 aretini chiusi in casa non per scelta ma per «ordine», inevitabile, della Asl. Il tracciamento funziona, forse le scuole lasciano il segno. E dalle case i telefoni di chi si ritrova «prigioniero» riprendono a squillare per chiedere aiuto.