Strage in A1: "Li ho visti andare a zigzag, mi tenevo a distanza". Poi corre in soccorso

"Il padre chiedeva aiuto per i figli". Il racconto avvalora l’ipotesi di un colpo di sonno dopo tanti chilometri. Il gesto di un medico: scavalcato la barriera per prestare aiuto

La scena dell'incidente

La scena dell'incidente

Arezzo, 6 giugno 2020 - «Appena visto lo schianto sono sceso e ho cercato di prestare i primi soccorsi». A parlare è un ragazzo, anzi uno dei testimoni della tragedia che si è consumata al km 360 dell’Autostrada del Sole in direzione sud. «All’altezza del Valdarno ho notato che l’auto coinvolta nell’incidente stava procedendo a zig-zag, era incerta, e mi sono tenuto a distanza - racconta il ragazzo - subito dopo il cavalcavia l’ho vista andare a sbattere contro il tir e carambolare in mezzo alla corsia. Ci siamo fermati tutti. Sono corso a dare una mano e con me c’era anche un altro signore che si è qualificato come un medico. Lui era in corsia nord ed ha scavalcato la barriera in cemento per venire a prestare i soccorsi».

La situazione è apparsa subito tragica. «La bimba e un altro ragazzo erano gravi, ma anche gli altri feriti non stavano bene. Insieme al medico abbiamo cercato di dare una mano. Il padre ci chiedeva aiuto. Siamo stati lì fino all’arrivo dei sanitari del 118 e dei vigili del fuoco». La tragedia ha richiamato fin da subito l’attenzione dell piccolo centro di Tuori e quello di Viciomaggio.

«Un tonfo sordo e poi il rumore delle lamiere che si accartocciavano sull’asfalto e sulla barriera in cemento che divide la corsia sud da quella nord. Sarà stato poco prima delle 14» racconta una signora, una delle tante persone che sono accorse tramite un via secondaria all’interno dell’autostrada. Nonostante quel rumore, le urla e le sirene nemmeno lei pensava potesse trattarsi di una tragedia così grande.

Tuori e la zona industriale di Viciomaggio, sono lì a due passi da quel cavalcavia che in prossimità delle rampe ha due distinti cancelli per accedere all’autostrada, chiusi con dei lucchetti. Due aree che a volte ospitano gli autoarticolati per brevi soste. E’ qui che ieri pomeriggio è avvenuto quel terribile schianto. L’arrivo dei soccorsi a sirene spiegate tra automedica, ambulanze, l’elicottero dei vigili del fuoco e poi i due Pegaso, ha fatto uscire dalle fabbriche anche gli operai.

«Sentendo trambusto abbiamo pensato potesse essere qualcosa di grave, ma non a questo livello» racconta un uomo in tuta da lavoro. Alcuni di loro, insieme agli abitanti della zona, con le mascherine sul volto, sono entrati da uno dei cancelli divelti dai soccorritori in A1.

Un nutrito gruppetto di curiosi, tutti in silenzio dietro il nastro messo dai soccorritori, ad osservare le manovre del personale del 118 e dei vigili del fuoco, tra chi si interrogava sul numero e sull’età delle vittime, fino alla conferma da parte del pm Rossi.

L’Italia per almeno tre ore è rimasta divisa in due. Chi ha potuto è uscito ad Arezzo prendendo poi la viabilità ordinaria per raggiungere il casello di Monte San Savino