"L’accompagnamento condanna un anziano alla Rsa?". Lo chiedono i parenti degli ospiti di Armonia che ora devono ricollocare i propri cari. "Mia mamma ha 96 anni e in casa famiglia si trova benissimo – dice Laura – lo ha scelto lei, è una soluzione che fa sentire le persone in famiglia. Cosa succede dopo la proroga? Viviamo alla giornata con molto stress, valuteremo le possibilità in base a quanto meglio per lei".
"Mia mamma di anni ne ha 97 – dice Carla - vive in via Erbosa da gennaio e prima era in un’altra casa famiglia, è la prima volta che vediamo chiudere una struttura dove regna la serenità. Qual è il documento che lega in maniera indissolubile accompagnamento e Rsa?". L’assessore regionale al sociale Serena Spinelli tramite i suoi uffici chiarisce la normativa: "La nostra normativa nell’articolo 23 elenca le tipologie di persone che possono essere accolte nelle strutture soggette a comunicazione di avvio – dice- persone maggiorenni autosufficienti, che si trovano in situazione di disagio e marginalità sociale, per cui la permanenza nel nucleo familiare è impossibile. La struttura rientra in questa tipologia".
Queste strutture accolgono persone fragili, non un’utenza con bisogni di cura.
"Dopo la sperimentazione effettuata con successo sul territorio regionale – prosegue l’assessore toscano al Sociale Serena Spinelli (nella foto) – è stata introdotta una nuova tipologia di struttura di accoglienza, gli appartamenti: "comunità di tipo familiare per le funzioni di assistenza a bassa intensità per soggetti di diverse fasce d’età"; strutture riconducibili a realtà ad intensità assistenziale contenuta come gli appartamenti per anziani, sorti proprio per dedicare un’accoglienza anche a quell’anziano che non è più completamente autosufficiente ma non ancora non autosufficiente".
Gli appartamenti per anziani, come spiega l’ufficio regionale del sociale, sono strutture residenziali a bassa intensità assistenziale che hanno finalità di mantenere l’autonomia degli anziani residenti e prevenire l’isolamento favorendo rapporti interpersonali.
"Si è fatto riferimento allo stato di salute degli ospiti – dice l’assessorato - è stabilito che la struttura accoglie anziani autosufficienti o con bassa intensità assistenziale: si intende una percentuale di invalidità civile non superiore al 66% che, rispetto alla persona ultra 65enne, rappresenta la persistenza di difficoltà lievi a svolgere le funzioni proprie della sua età. E’ responsabilità del gestore accertare tale condizione al momento d’ingresso tramite documentazione sanitaria prodotta dal medico. Ogni aggravamento dovrà essere comunicato ai familiari e al medico per i provvedimenti del caso, compresa l’individuazione di una collocazione più appropriata. La struttura garantirà comunque l’accoglienza dell’ospite assicurandogli assistenza adeguata finché, anche tramite i servizi, non sarà individuata risposta alla nuova condizione".
" La valutazione della non autosufficienza è un percorso che vede coinvolti professionisti sanitari e sociali attraverso un’Unità di Valutazione Multidisciplinare e viene effettuata attraverso un set di strumenti valutativi approvati dalla Regione Toscana con delibere e decreti contenenti le scale di valutazione che hanno evidenze scientifiche" conclude l’assessore regionale.
A.B.