Screening di massa, i tre scenari di D’Urso "Dubbioso sui test sierologici ai bambini"

Il dg Usl: misurano gli anticorpi ma non dicono chi è ancora contagioso. Lettera a Bezzini sulla convenzione con gli odontoiatri per gli antigenici

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di Salvatore Mannino

C’è screening (di massa) e screning. Per gli aretini se ne profilano tre, uno diverso dall’altro, e non tutti graditi a tutti. Il primo a partire, ad esempio, quello sui bambini delle elementari e i ragazzi delle medie, rigorosamente residenti nel comune, precisa il sindaco Ghinelli, suscita fin dalla vigilia (già domani potrebbe essere il gran giorno) le fiere perplessità del direttore generale della Usl Antonio D’Urso, che presta la propria collaborazione ma non nasconde i dubbi sull’utilità dell’intera operazione che potenzialmente va a riguardare un bacino di 8500 alunni. Gli altri due controlli a largo spettro sulla popolazione sono ancora più indietro, mere ipotesi come la verifica a tappeto, stile Bolzano per intenderci, per il quale lo stesso D’Urso a inviare una lettera all’assessore regionale alla sanità Simone Bezzini. Mentre in una seconda lettera, sempre a Bezzini, il gran capo della Usl sollecita l’avvio della convenzione con gli odontoiatri per rendere concreto il progetto presentato per testare (sempre su base volontaria, è ovvio) i pazienti degli studi dentistici.

Il tema più caldo comunque resta quello dello screening sui più piccoli, il famoso pungidito di cui parla il sindaco da settimane e sul quale si è aperto un acceso dibattito anche sui social, con molte famiglie che sollevano dubbi, forti anche di qualche presa di posizione della Usl non esattamente entusiastica. D’Urso, però, finora non era mai uscito allo scoperto con tanta franchezza. "Il test di ricerca degli anticorpi - dice - non esprime se una persona è contagiosa o meno. L’unico test che indica la contagiosità è il tampone sulle secrezioni naso-faringee".

Troppo complesso per i profani? Quello messo in cantiere dal Comune, con una spesa di 80 mila euro, è un test sierologico, uno di quelli insomma che verificano la presenza degli anticorpi nel sangue, avviando poi i positivi al tampone molecolare di controllo (quello col cotton fioc nella gola e nel naso). Bene, secondo D’Urso, tale sistema dice solo se qualcuno nel corso del tempo è venuto a contatto con il Covid, ma non quando. C’è il rischio insomma di incappare in quelli che il virus lo hanno preso senza sintomi anche qualche settimana fa o qualche mese fa, sviluppando i famosi anticorpi, ma che non sono più contagiosi. Al contrario, in questo momento, sempre secondo il dg, c’è bisogno di individuare e isolare quelli che sono contagiosi e possono trasmettere il corona agli altri. E si può fare, pensa D’Urso, solo con i test molecolari o antigenici (salivari o da tampone ma rapidi).

Il classico dibattito da virologi, che la Usl aveva già riassunto in un documento ufficiale dei giorni scorsi: i sierologici hanno un valore epidemiologico ma non diagnostico. Il che non toglie che l’azienda sanitaria dia il proprio ausilio, sottoponendo a tampone molecolare quelli che nella campagna sui bambini dovessero risultate positivi, senza entrare nell’ulteriore dibattito su finti positivi e finti negativi.

Il tampone del progetto presentato da Giovacchino Raspini, presidente degli odontoiatri,in collaborazione col Comune, è invece un antigenico. L’idea è semplice: sottoporre a controllo quelli che vanno a curarsi i denti, già scremati dai pre-triage e dunque in apparenza sani. L’obiettivo è individuare e isolare gli asintomatici che possono trasmettere il virus senza saperlo. E’ un test di massa perchè nel tempo dagli odontoiatri passano a migliaia e forse decine di migliaia. L’obiezione è che per normativa interna la Regione non può fornire antigenici ai privati, ossia ai dentisti. Per questo D’Urso ha scritto a Bezzini: se si riesce a superare la regola, lui chiede di avviare una convenzione con gli studi, con test procurati proprio dalla Regione.

C’è infine l’obiettivo più ambizioso, il controllo su larga scala della popolazione. Bezzini ci sta pensando, ma non è ancora chiaro come: intere città, quartieri e come? Stile Bolzano nei palasport? Il Dg della Usl non esclude la possibilità di sperimentarlo anche su questo territorio e questa città.