Rosi ancora assolto: "È finito un incubo"

Il processo per il crac della Castelnuovese si risolve con l’unica condanna di Ferrabuoi per 4 mesi. L’ex presidente di Banca Etruria sfoga la sua gioia

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Un’altra assoluzione: è il secondo processo nel giro di meno di un anno che si conclude nel migliore dei modi per Lorenzo Rosi, l’ultimo presidente di Banca Etruria. Per il crac della cooperativa Castelnuovese, di cui è stato presidente dal 2008 al 2014, il gip Claudio Lara ha mandato assolti per bancarotta fraudolenta Rosi, Alessio Ferrabuoi, Fabio Fabrizi (difeso da Niki Rappuoli), Ubaldo De Vincentiis, Matteo Frosini e Francesco Del Branca. Condanna a 4 mesi per la sola bancarotta semplice ad Alessio Ferrabuoi, ex sindaco di Laterina dal 1995 al 1999. Il pubblico ministero Julia Maggiore aveva chiesto per tutti gli indagati condanne superiori a due anni.

Lorenzo Rosi era anche entrato come indagato nel processo per le consulenze d’oro di Etruria ma era stato archiviato prima dell’inizio del processo. In sotanza un tre su tre dopo otto anni difficilissimi dal punto di vista umano e professionale.

Subito dopo la sentenza, pronunciata poco dopo le 15 di ieri, Rosi si è lasciato andare a un moto di gioia insieme ai suoi avvocati Neri Pinucci e Antonino Giunta: "La sentenza ci soddisfa e dimostra come Rosi sia un galantuomo" dicono i due legali". Restio a parlare delle sue vicende processuali, Rosi si concede solo poche parole: "Non sono abituato a commentare le sentenze che, come noto, si rispettano – spiega l’ex presidente della Castelnuovese – faccio solo notare che negli ultimi otto anni ho ricevuto qualcosa come dieci avvisi di garanzia, otto archiviazioni e due assoluzioni per non aver commesso il fatto. Oggi mi godo un momento di gioia vera dopo otto anni da incubo per me e di grande sofferenza per la mia famiglia e per chi mi sta vicino".

Secondo l’accusa, dietro il dissesto della cooperativa valdarnese che ha costruito Case del popolo e case popolari in mezza provincia ci sarebbe stata una dissipazione di circa 16,5 milioni di euro della capogruppo attraverso finanziamenti e crediti trasferiti ad altre società del gruppo edilizio che sarebbero state già in evidente dissesto economico-finanziario.

Un teorema accusatorio che la sentenza del giudice Lara ha completamente ribaltato.

Federico D’Ascoli