"Nomina Estra? Macrì trovò il mio nome su web"

Così disse l’ex presidente all’avvocato torinese Rostagno, estensore del parere. Oggi testimonierà sul passaggio al processo Coingas

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"Sono stata contattata il 30 maggio 2016 da Francesco Macrì in qualità di capogruppo nel consiglio comunale del Comune di Arezzo di Fratelli d’Italia, mi disse che il mio nome lo aveva trovato su internet perché avevo già fatto un parere proprio sulla legge 190 del 2021. Il giorno successivo con una mail che posso produrre mi pose la questione in astratto, solo successivamente infatti ho capito che riguardava proprio lui".

E’ Simona Rostagno, legale torinese a parlare il 3 febbraio 2021 davanti agli investigatori della Digos nell’ambito del segmento di indagine sull’abuso d’ufficio per il contestato passaggio dell’uomo forte di FdI da Palazzo Cavallo alla presidenza del colosso del gas. E stamattina l’avvocato sarà testimone di accusa nrel processo che riprende davanti al tribunale di Arezzo. "Macrì mi disse – è sempre il verbale di allora – che ci teneva che fosse un parere pro veritate e non di parte". A giugno la Rostagno mandò la nota nella quale motivava la fattibilità della nomina. Ma solo successivamente e ben 10 giorni dopo – è l’annotazione dell’accusa – si riunì a Firenze il vertice regionale del centrodestra per stabilire di premiare con un ruolo di responsabilità Macrì, firmando la pace politica dopo la tempesta. A quel punto l’allora consigliere "esce di scena", ricorda il legale. E’ l’avvocato del Comune, Stefano Pasquini a contattare la collega chiedendo ufficialmente il parere che Rostagno deposita l’11 luglio. "Spiegai le ragioni che consentivano questo tipo di nomina". Un altro parere verrà depositato il 18 agosto mentre il 4 settembre Pasquini richiama l’avvocato "e ho inviato un ulteriore parere nel quale affrontavo in maniera più approfondita il tema delle deleghe gestionali dirette. La norma parla di deleghe gestionali dirette e pertanto non ci può essere una parola che elida il distinguo tra i termini ’gestionali’ e ’dirette’ che quindi devono essere considerati nel loro insieme".

Ma gli investigatori della Digos chiedono alla Rostagno se sapeva che le fossero state nascoste delle informazioni emerse – secondo l’accusa – dalle registrazioni di Sergio Staderini. "Quello che so è che mi mandarono una nota del Cda con le deleghe del 2014 (in capo al predecessore di Macrì, ndr) e questi documenti sono menzionati nel mio parere del settembre 2016".

Il problema, sollevato anche dall’Anac che a novembre scorso ha decretato l’inconferibilità dell’incarico a Macrì, facendolo decadere dalla presidenza e aprendo un problema politico, oltre che sul duplice binario della giustizia – penale e amministrativa – tutt’altro che risolto. Secondo l’Anticorruzione sarebbero state proprio le deleghe gestionali a bloccare il passaggio dell’ex presidente del consiglio comunale tanto che l’authority individua nella prororga del 2017 il periodo in cui calcolare il mancato raffreddamento.

E qui si sovrappongono i due piani: la procura contesta che Macrì avrebbe avuto le deleghe, le stesse del predecessore, dall’inizio, l’Anac invece fa riferimento al rinnovo. La bega amministrativa se la vedrà il 14 giugno il Tar. Oggi invece sarà la Rostagno a spiegare il suo ruolo in uno dei passaggi cruciali della vicenda: quello che tira in ballo oltre a Macrì, lo stesso sindaco Alessandro Ghinelli e l’assessore al bilancio Alberto Merelli, accusati di abuso d’ufficio.

Eri.P.