La scorciatoia: a scuola mille precari ormai ad un passo dall'assunzione

Accordo con i sindacati per agevolare chi ha almeno trentasei mesi di lavoro: in provincia i due terzi del totale. In testa i concorsi riservati. Ma tanti dovranno lasciare Arezzo

Ancora storie di precari

Ancora storie di precari

Arezzo, 25 aprile 2019 - Il sogno dei mille: impresa no, perché in questo campo la scaramanzia fa novanta, proprio come la paura. La paura di ritrovarsi un’altra volta alla porta. La porta delle scuole. Scuole che almeno alla luce dell’accordo dell’altra notte a livello nazionale sono pronte a far girare i loro usci sui cardini. Basta braccino, basta prudenze: dentro i precari. Vero o falso? Diciamo che la svolta va incontro in particolare ai precari storici:quelli che nel curriculum vantano almeno 36 mesi continuati di servizio. Il che è la maggioranza e non l’eccezione.

«In base ai nostri calcoli – ci risponde dalla Cgil Maurizio Tacconi – dei circa 1500 precari sono almeno mille quelli in questa condizione». E’ un bacino, beninteso, del quale fanno parte tutti. Non solo i prof o i maestri ma anche il personale di segreteria, quello dei laboratori, i vecchi bidelli e le varie categorie che vi vengano in mente. Però il salto è di quelli che potrebbero lasciare il segno.

«Finalmente – commenta Tacconi – viene messa al centro l’esperienza ed è un riconoscimento che in tanti si sono meritati». La strada che a questo punto gli si apre davanti dovrebbe essere quella dei concorsi riservati. Concorsi nei quali il grosso del punteggio sia assegnato proprio valorizzando gli anni di servizio. NON È DETTO si risolva solo in una prova orale, come sta succedendo nella scuola dell’infanzia e in quella primaria, ma potrebbe finire così. Certo, ogni novità della scuola ha un altro lato della luna. In questo caso sono due.

Una che potrebbe limitarsi ad un esonero dalla prova preselettiva dei futuri concorsi: importante ma non ancora determinante per togliere dal ghiaccio lo spumante. La seconda è che in fondo l’Unione Europea già da anni ha imposto all’Italia di assumere chi sia arrivato oltre i fatidici trentasei mesi. Ma quella è teoria, difficile alla prova dei fatti perfino da far valere in un’aula giudiziaria. Qui siamo ad un accordo operativo.

Intanto più o meno nelle stesse ore si riaprono le graduatorie: sono quelle ad esaurimento, le stesse nelle quali chi vince il concorso viene inserito con tanto di abilitazione. Una riapertura che, come spieghiamo sotto, rimette in corsa l’Italia. La possibilità di inserirsi in graduatorie esaurite di altre province diventa effettiva. Mentre gli unici che rischiano di rimanere un’altra volta con il cerino in mano sono gli insegnanti senza laurea: da queste parti circa seicento.

Motivo? In base alle prime indicazioni sulla riapertura delle graduatorie se hai ricevuto una sentenza di merito sfavorevole non puoi neanche chiedere l’aggiornamento dei punti. Se non l’hai ricevuta sì, sia pur sub judice. Il dato potrebbe essere paradossale. Lo Stato con le sentenze ha cambiato linea, chi è stato assunto ha già perso ruolo e anno di prova. Con il taglio dei punti rischierebbe di essere fuori perfino dalle supplenze. Troppo per le spalle di un precario solo. L’unica ciambella? La quota 100, che tra le scorciatoie ne apre una verso la pensione. Lasciandosi alle spalle terra bruciata: ma anche una cattedra che fa gola.