In carrozzina da 11 anni: l’Asl paga 260mila euro

Arrivò al pronto soccorso dopo una caduta in casa. I tutori vertebrali tolti e il ritardo nella diagnosi le motivazioni del risarcimento

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di Federico D’Ascoli

Una brutta caduta in casa, il trasporto al pronto soccorso, l’intervento alle Scotte alla colonna vertebrale il giorno dopo. Qualcosa però nella macchina della sanità non ha funzionato. Per questo l’Asl Toscana Sud Est è stata condannata dal giudice monocratico Elisabetta Rodinò di Miglione a un maxi risarcimento di oltre 260mila euro.

Soldi che andranno a una signora di 78 anni che da 11 è costretta in carrozzella. Difesa dallo studio dell’avvocato Tiberio Baroni ha ottenuto ragione con la sentenza passata in giudicato contro l’Asl e un medico del pronto soccorso dopo un iter processuale andato avanti undici anni. Prima c’erano stati i tentativi di conciliazione, previsti dalla legge, andati a vuoto.

Il drammatico capitombolo della signora è infatti nel cuore della notte tra il 18 e il 19 giugno 2011. Quando arriva l’ambulanza la signora viene stabilizzata con collare e tutore vertebrale, si è rotta gli incisivi inferiori non riuscendo ad alzarsi da sola. Al pronto soccorso la donna dice di non sentirsi più le gambe: viene visitata con una serie di esami tra cui una risonanza magnetica e le vengono tolti i tutori per il collo e la colonna vertebrale. Il medico le parla di "un semplice trauma cranico" e dopo appena tre ore dall’arrivo della donna al pronto soccorso preannuncia la dimissione ai familiari.

Passano in tutto otto ore in cui la signora è tenuta in osservazione, prima che qualcuno si renda conto che serve un intervento di urgenza per ridurre un’importante lesione midollare per la frattura scomposta della vertebra cervicale C7.

Dalle 2.45 di notte, quando la donna arriva al San Donato solo alle 12.50 del giorno successivo si alza in volo l’elisoccorso per portarla all’ospedale delle Scotte di Siena dove un’équipe di esperti è intervenuta sulla vertebra gravemente lesionata solo nel pomeriggio.

Gli effetti sono devastanti: in termine medico si chiama tetraparesi. La donna è invalida al 100%: ha un limitatissimo uso delle gambe e fatica a stringere gli oggetti con le mani.

"Il danno è dovuto all’enorme ritardo con cui fu individuata l’entità e la consistenza del trauma – spiega l’avvocato Tiberio Baroni – alla donna non furono fatti gli esami diagnostici necessari e addirittura le fu tolto il collare e la spinale con cui era giunta al pronto soccorso, ben posizionata dai sanitari del 118".

La signora avrà anche una pensione di invalidità e un assegno di accompagnamento.