Ex campione in mano agli usurai: "Attento, ti cacciano i soldi in bocca"

Testimonianza al processo: mi hanno spillato 50 mila euro. Insieme all'amico allenatore di volley finì in manette il fornitore dei soldi. Nella foto il Pm Maggiore

Il pm Iulia Maggiore

Il pm Iulia Maggiore

Arezzo, 23 maggio 2018 - Non se lo sarebbe mai immaginato quando faceva il pilota nelle cronoscalate con le auto prototipo che un giorno avrebbe dovuto correre per pagare gli interessi agli usurai. Finchè Mauro Braconi, cinquantenne con un passato di campione del volante in sella a un’Osella Bmw, figlio di Gustavo, orafo di fama e antico presidente dell’Arezzo, non ce l’ha fatto più ed è andato a denunciare ai carabinieri.

Prima scintilla di un’inchiesta che a suo tempo fece scalpore e che portò all’arresto di un noto assicuratore e allenatore di volley, Fabrizio Sabatini, che sarebbe stato l’intermediario di un personaggio dai contorni oscuri, Alfonso Fasano, anche lui finito in manette, campano ma residente a Foiano, alcune indagini per camorra alle spalle senza però una condanna. Un passato inquietante che sarebbe servito a renderne più fosca la fama nei confronti delle vittime, quelli cui arrivavano i suoi soldi e che poi dovevano restituirli con l’ombra della paura addosso.

Ieri mattina, nella seconda udienza del processo in cui in dieci sono accusati di reati che vanno dall’usura all’estorsione, Braconi si è finalmente sfogato dinanzi ai giudici, unico fra le vittime che ha avuto il coraggio di costituirsi parte civile con l’avvocato Maurizio Bianconi, ex deputato. Comincia tutto nel 2013, quando l’ex campione si trova in difficoltà economiche. Ha bisogno di 5 mila euro, si confida in giro e Sabatini, amico del bar nonchè suo assicuratore, si offre di dargli una mano. Coi soldi appunto di Alfonso Fasano.

E’ l’inizio di un giro vorticoso, perchè al primo mese Braconi firma un assegno a un mese di 5 mila euro in cambio di 4.200 che gli arrivano in tasca. Il resto, 800 euro, sono gli interessi che lievitano vorticosamente via via che passa il tempo.Gli assegni firmati salgono d’importo, 10 mila e poi 15 mila euro, i soldi che gli vengono versati finiscono per servire solo a pagare i tassi dell’usura: 20 per cento al mese, 200 per cento l’anno.

Sabatini, che sarà sempre il suo contatto perchè con Fasano non ci saranno mai rapporti, si mostra comprensivo: accetta che Braconi gli paghi solo gli interessi, si dice disposto a metterci lui la differenza. Ma la situazione è ormai insostenibile. Il pilota degli anni ’80 si confida con la moglie, lei lo spinge ad andare dai carabinieri. Le indagini sono coordinate dal Pm Julia Maggiore, ieri in aula a sostenere l’accusa, che dispone le intercettazioni telefoniche.

E qui ci scappa la frase galeotta: «Quei soldi che mi hai restituito - dice Sabatini - sono pochi. Non vorrei che chi sai tu te li cacciasse in bocca». E’ una minaccia o un avvertimento da amico, come sostiene la difesa? Comunque sia l’inchiesta lievita, finiscono a processo anche il figlio di Fasano, Alfonso, Marcello Bonichi, Gino Baretti, Antonio De Luca, Rossano D’Agostino, Massimo Bernardini e Gino Barsotti. Il caso continua.