"Curiamo la sanità". Presidio Cisl alla Gruccia

La Cisl di Arezzo organizza un presidio per difendere l'ospedale di Santa Maria alla Gruccia e chiedere investimenti e personale adeguato per migliorare la sanità nel Valdarno.

"Curiamo la sanità". Presidio Cisl alla Gruccia

"Curiamo la sanità". Presidio Cisl alla Gruccia

La Cisl di Arezzo chiama a raccolta la cittadinanza del Valdarno in difesa della sanità territoriale e in particolare dell’ospedale di Santa Maria alla Gruccia. La Funzione Pubblica, insieme alle unioni sindacali territoriali della Confederazione, ha promosso per venerdì prossimo alle 11.30 un presidio aperto ai valdarnesi dal titolo significativo "Curiamo la sanità". L’obiettivo della mobilitazione è riaccendere i riflettori sulle condizioni del monoblocco definito "in sofferenza" e, spiegano i promotori, per chiedere con forza alle istituzioni di attuare "giusti investimenti e una corretta considerazione". Lungo l’elenco delle priorità che sia apre con una maggiore attenzione da riservare ad ogni reparto ospedaliero, mettendo a disposizione le risorse necessarie in termini sia finanziari sia di personale indispensabile per ridurre le criticità presenti ad esempio nelle Medicine. Ed ancora, il reparto di Ginecologia da valorizzare e un laboratorio di analisi autonomo ed operativo nella vallata in grado di fornire prestazioni e risposte diagnostiche agli utenti in tempi adeguati. Insomma, un’iniziativa che toccherà aspetti sensibili del sistema sanitario con riferimenti precisi alle disfunzioni evidenziate nel contesto dell’Azienda Sanitaria Locale Toscana Sud Est dove, prosegue la Fp Cisl, le "assunzioni sono quasi a zero, 24 infermieri e 6 Oss (Operatori socio sanitari) per l’intera Asl". Il rischio ravvisato dai rappresentanti dei lavoratori è che non sia garantita un’adeguata assistenza al paziente da personale "allo stremo" e che non riesce a conciliare il lavoro con la vita quotidiana "per ferie compromesse, turni massacranti, diritti non garantiti e mobilità inesistente". La manifestazione, dunque, vuole essere una denuncia a 360 gradi delle difficoltà attuali in un ospedale che serve un bacino di utenza di circa 100 mila persone.